martedì 3 aprile 2018

FABRIZIO GIULIMONDI: "CONCLUSIONI IN TEMA DI DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, GIUSTIZIA ED ECONOMIA"

Desidero rivolgere i miei ringraziamenti a Mons. ….. e a …… che mi hanno consentito di partecipare a questo Festival della Dottrina Sociale. Devo dire loro “grazie!” perché già passeggiando fra questi padiglioni ho percepito un’aria diversa, un’aria di autentica riflessione e un sentore di vero confronto. Ringrazio ……per questa occasione di dibattito su temi basilari per una economia moderna e migliorativa del benessere sociale della nostra Italia.
La relazione di Sua Eccellenza Monsignor …., incisiva e completa, è un forte stimolo, di meditazione ma anche di azione, per tutti noi e, in primo luogo, per me. Per questo lo ringrazio di vero cuore.
Ho conosciuto ……. - cui porgo i miei saluti e ringraziamenti più cordiali - tramite don …... 
Di ….. mi ha affascinato la sua esperienza di imprenditore punto di riferimento per quella porzione di società più disagiata ed in difficoltà. Il suo guardare alle persone diversamente abili, alle persone gravemente malate e dare loro una prospettiva professionale di lunga durata, rappresenta un messaggio straordinario non solo per la sua componente umana, ma anche per i suoi riflessi di natura imprenditoriale ed economica.
Papa Benedetto XVI ha indicato con forza l’importanza del nostro ruolo nelle istituzioni e credo sia fondamentale recuperare l’idea che il lavoro nella giustizia sia una forma di servizio, da svolgere con la massima serietà ed equità.
Come in precedenza efficacemente sottolineato da….., il complesso compito – reso ancora più delicato dalla fluidità delle dinamiche sociali - non solo del Pubblico Ministero e del giudice, ma anche di chi ha l’onere e l’onore di governare, è di dare risposte concrete alle istanze della società civile. Prima Monsignor ….. si è soffermato su una idea di giustizia che vada oltre quella meramente processuale, ma che sappia indagare sempre in direzione della verità sostanziale. Dobbiamo andare a cercare la verità, andare a cercare anche le paure e le attese che ci sono dietro una carta, per costruire un processo più giusto.
Appare fondamentale, a tale proposito, favorire l’incontro e il dialogo tra la vittima e l'autore di reato, mediante l’attivazione di programmi e prassi che sostituiscano la pena e il processo e che siano finalizzati alla riparazione e alla composizione del conflitto, nel tentativo di superare la logica del castigo, attraverso una lettura relazionale del fenomeno criminoso.
E’, inoltre, necessario sviluppare qualsiasi procedimento che permetta alla vittima e all'autore del reato di partecipare attivamente, previo consenso libero ed informato, alla risoluzione delle questioni inerenti l’evento criminoso, con l'aiuto di un terzo soggetto imparziale.
In questo senso assume particolare rilievo l’istituto della mediazione penale, intesa come passaggio dal piano conflittuale a quello consensuale, orientato verso il duplice obiettivo di costituire la risposta alle richieste di giustizia del singolo individuo e della collettività, e di riaffermare il principio del rispetto delle norme. In modo razionale ed agile è possibile un processo che aiuti a tutelare diritti con tutte le garanzie del caso, un processo efficiente, celere nella qualità, che contribuisca a far correre l’economia del nostro Paese. Sia nell’ambito civile che in quello penale dobbiamo lavorare mettendo mano a riforme che abbiano come stella polare una giustizia rapida, semplice, dove il cittadino si avvicini senza timori. Chi di voi ha un contenzioso civile o una causa di lavoro deve guardare alla giustizia con fiducia. Sta senz’altro a noi dare questo input e garantire questi diritti. Fiducia nel mercato significa consentire ad un imprenditore straniero di investire nel nostro Paese senza tentennamenti, alle nostre imprese di non dover temere di trovarsi con un cantiere bloccato per anni a causa di un contenzioso in piedi, oltre a non dover provare alcun disagio nei rapporti con il mondo bancario.
La rapidità e la qualità delle decisioni sono fondamentali per far ripartire le nostre imprese e per dare fiducia al mercato. Partiamo da quanto affermato dal prof. ….. in tema di leggi chiare, “espressive”, che guardino al contesto, al territorio, a quello che chiede la società civile. Le disposizioni di legge devono necessariamente corrispondere agli interessi dei loro destinatari, per questo è necessario tenere vivo e aperto il dialogo tra legislatore e utente della normazione.
Come ha sostenuto il prof….. , solo ripartendo dall’impresa vi sarà un duraturo sviluppo per tutta la Comunità nazionale. Le Istituzioni hanno intercettato queste necessità, accogliendo i suggerimenti provenienti dagli operatori e trasformandoli in norme che guardano all’impresa non solo come soggetto anelante al giusto profitto, ma anche alla sostenibilità del benessere collettivo: investimenti dei propri bilanci nel sociale e nella tutela dei diritti, nel rafforzamento del territorio, nel rispetto dell’ambiente.
L’Italia è il primo paese in Europa nel quale sono state introdotte le società benefit. Si tratta di una novità assoluta disciplinata dai commi 376 a 382 dell’art. 1 della legge di stabilità 2016. Il modello giuridico della società benefit è stato mutuato dall’esperienza statunitense, dove le benefit corporation sono diffuse dal 2010. Le società benefit rappresentano un modo diverso di fare impresa, un modo diverso che genera, accanto al profitto, benessere ambientale e sociale per la comunità, i lavoratori e, in ultima analisi, per le generazioni future. Si tratta di uno strumento innovativo all’avanguardia, che cambia la natura stessa delle imprese e aiuta a modificarne, fin nel DNA, il loro comportamento sociale. Con le imprese benefit si include la dimensione sociale nel nucleo della finalità dell’impresa for profit: il sociale non è più residuale o riparatorio, ma diventa un componente della produzione del valore, fino al punto da essere contenuto nello statuto stesso. La crescita non è sostenuta soltanto con un incremento illimitato dei consumi: il sistema delle imprese produce valore e questo, a sua volta, genera nuovi consumi, non viceversa. Si andranno a creare nuove prospettive per quelle aziende che investono nella qualità, una qualità che non soltanto attiene al prodotto, ma anche al rapporto con il territorio e i propri dipendenti: un chiaro messaggio forte alle imprese di accompagnare il profitto alla realizzazione del benessere sociale.
Mons. …. si è soffermato anche sulla correlazione fra etica e costi. Mi preme segnalare a tale riguardo una disposizione del codice degli appalti recentemente riformato, che introduce clausole di natura sociale afferenti alla sostenibilità del benessere pubblico e ambientale. Vediamo irrompere nel mercato pubblico dei contratti principi etico-sociali che ci inducono a rivedere ed a rimpostare una legislazione chiara in favore proprio di quelle imprese che si impegnano nel sociale. E’ pertanto doveroso immettere nel tessuto connettivo dell’ordinamento giuridico, a favore di questa tipologia di imprese, regole di fiscalità agevolata: penso in particolare ad elementi di premialità in favore di quegli imprenditori che investano in questo settore.
Molto si è fatto ma ancora molto si deve compiere nel settore degli appalti, in termini di maggiore trasparenza e di lotta alla corruzione, che non deve essere costruita solo in un’ottica repressiva. Non basta spaventare con l’innalzamento delle pene. Dobbiamo necessariamente addivenire ad un cambiamento di atteggiamento culturale, passaggio essenziale affinché l’imprenditore torni al centro dell’universo sociale ed economico. Lo stesso imprenditore deve dare voce a questo cambiamento culturale. Le nostre imprese ne sono capaci e lo dimostra la vostra presenza, la vostra attenzione, il vostro credere in questo settore che crea occupazione. Ognuno di noi ha vissuto l’esperienza emozionale di vedere un giovane che venga assunto, di guardare i suoi genitori finalmente sereni, consci che il proprio figlio si formerà ulteriormente come persona e come cittadino.
Molto si è fatto sul terreno della semplificazione ma, certamente, molto ancora può essere fatto, riducendo, ad esempio, ancora di più la burocrazia e i cavilli che la attorniano. E’ compito della Politica e delle Istituzioni far emergere una burocrazia che sia di effettivo ausilio, e non di ostacolo, alla affermazione dei diritti dell’imprenditore. La Pubblica Amministrazione ha il dovere di risultare sempre più trasparente e vicina all’impresa, la politica fiscale l’onere di aiutare e supportare le aziende.
E’ dall’aiuto dell’impresa in crisi che dipende parte della situazione economica, finanziaria e commerciale italiana. L’iniziativa economica (tutelata dalla nostra Carta costituzionale) ha un valore sociale e deve essere supportata proprio quando versa in stato di difficoltà. La normativa deve aiutare l’operatore economico quando è in crisi e non quando oramai è già fallito, con i fornitori che non possono essere più pagati, i lavoratori che vivono il dramma del licenziamento e debitori e creditori oramai in irreversibile difficoltà. Il legislatore ha il dovere di fornire strumenti idonei ad aiutare le imprese in crisi, mostrando Istituzioni vicine e pronte a farle ripartire.
La certezza del diritto è il caposaldo e il baluardo per qualsiasi corretto intervento normativo e rappresenta l’argine entro il quale l’imprenditore deve muoversi. E’ necessario ridurre la durata dei processi civili e penali, per la quale siamo già stati più volte condannati dalla Corte di Strasburgo. La chiave di volta è una giustizia chiara, che consenta al cittadino di sapere quello che è giusto e quello che non lo è in tempi certi e congrui.
Altrettanto importante è la certezza in materia tributaria: l’interpretazione delle norme deve essere omogenea sia nei Tribunali come nelle stanze della Agenzia delle Entrate, evitando di disorientare l’imprenditore onesto. La prevedibilità delle decisioni costituirebbe in questo senso un ulteriore fondamentale passaggio per raggiungere la accountability del diritto anglosassone: cioè una decisione prevedibile, che deflaziona il contenzioso e fa capire che quella questione presumibilmente verrà decisa in una certa maniera e, di conseguenza, rende inutile in una alta percentuale di casi l’azione processuale. L’incertezza della decisione determina confusione, mentre la certezza può creare persino un cambio di cultura, riducendo sensibilmente l’eccessiva litigiosità giudiziaria. La semplificazione decisionale aiuta i tanti imprenditori onesti che vogliono investire in Italia.
Abbiamo bisogno di una giustizia che non sia solo all’interno della giurisdizione, ma anche al di fuori di essa, grazie all’utilizzo degli ADR e degli istituti alternativi di composizione delle liti, che sono in grado fornire un servizio giustizia in tempi certi e di ottima qualità, come dimostrano i sistemi giudiziari esteri.
Chiudo augurando buon proseguimento dei lavori, ringraziando tutti voi per l’opera che state svolgendo giornalmente. Fare l’imprenditore è uno dei lavoro più difficili, dovendo questi destreggiarsi fra un corposo – e non sempre chiaro - numero di leggi, incertezze giuridiche e normative fiscali non sempre “amiche”, con la costante preoccupazione di garantire mensilmente la busta paga ai propri lavoratori. Per questo il Paese vi è grato e siamo al vostro fianco in questa battaglia in difesa dei valori, in difesa del lavoro e dei lavoratori e in difesa dell’impresa.
 Fabrizio Giulimondi

Nessun commento:

Posta un commento