martedì 14 novembre 2017

RETE, UTILITATES, DISTORSIONI, ABUSI…E REATI: GIOVANI, DATI E WEB


Risultati immagini per foto cyberbullismo


PREGI DELLA RETE
E’ una fondamentale risorsa:
1. per i basilari diritti della democrazia, ad informare, ad essere informati e ad   esprimersi
2. per l’integrazione multiculturale
3. per la crescita dei giovani, la maturazione e lo scambio delle opinioni e quindi la possibilità di comunicare tempestivamente: SOCIAL (Facebook, Forum, Twitter, Blog, Siti) e MEETUP (Luoghi non fisici presenti sul territorio ma virtuali che permettono di incontrarsi in ogni luogo del mondo e, allo stesso tempo, di condividere pensieri, documenti, filmati nel mondo digitale).
CRITICITA’ DELLA RETE:
1.   contenuti si arricchiscono nel tempo con i commenti, creando un eccesso di informazioni (le c.d. post veritààrischio fake news(bufale, falsi giornalistici o notizie falsate, non si riesce più a distinguere il vero dal falso)
.   2. circolazione è indefinita sul piano soggettivo, spaziale e temporale, questo può causare gravi problemi per fenomeni quali ad esempio il cyberbullismo,  in cui l’assenza di dimensione spazio-temporale consente a chi compie atti di bullismo di insinuarsi nella vita della sua vittima senza soluzione di continuità, a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualunque luogo si trovi.
COMUNICARE NELL’EPOCA DEL WEB 2.0: Quali sono i rischi per i cittadini?
Eccesso di libertà, autonomia e non consapevolezza nell’uso della reteà CYBERBULLISMO:
    1. Vittime spesso adolescenti, sempre più giovani in cui gravano stereotipi e pregiudizi discriminatori ancora largamente presenti nella nostra società.
Qualche dato:

  •  ISTAT ragazzi dai 6 ai 10 anni dalle 5-7 ore davanti al computer, sia a casa che a scuola: tablet come momento di esercizio e di cimento tecnologico.
  • ISTAT 2016: 235 casi di denuncia per diverse tipologie di reati che hanno visto come vittime di cyberbullismo molti minorenni.
  • ISTAT 2017(in aumento): tra i giovanissimi e i giovani (11-17 anni) circa il 20% è vittima assidua di atti di bullismo e quasi il 10% subisce tali atti con cadenza settimanale e oltre il 57% delle vittime sono giovanissimi residenti al Nord, le ragazze inoltre sono più frequentemente vittime dei ragazzi. L’età delle vittime si sta abbassando sempre di più (1 caso su 5 vede come vittime bambini sempre più piccoli, anche di 5anni.)

                2. La vittima si sente spesso isolata, ha paura di denunciare e raccontare gli episodi subiti perché teme vendette, e manifesta il proprio disagio  con sintomi fisici e psicologici (calo di autostima, sintomi di insicurezza patologicaàcasi più gravi suicidio, seconda causa di morte tra i giovanissimi dopo gli incidenti stradali).

                   3. ll fenomeno si è spostato sempre di più dal piano delle relazioni reali a quelle virtuali: l'utilizzo della rete e dei social network per intimorire, molestare, aggredire con sms, whats-app (c.d. sexting), e-mail, messaggi in chat, o con la diffusione di immagini e video minacciosi, offensivi o non rispettosi della riservatezza della vittima.

.   Spesso la vittima è sia chi riceve la violenza che chi la attua (il bullo): Frequentemente provocano, sono facilmente eccitabili, si comportano in modo da creare tensione e irritazione nei compagni; rispetto alle vittime, sono più attivi, hanno una maggiore fiducia in se stessi.


         Quindi: Gli atteggiamenti del bullo/cyberbullo e della vittima in qualche modo possono essere considerati complementari: entrambi presentano difficoltà ad entrare in contatto con le proprie emozioni e riconoscere quelle degli altri, incapacità di esprimere i sentimenti con le parole ,difficoltà di fondo di entrambi di mettersi in relazione con gli altri.

COSA SI PUO’ FARE PER TUTELARE I CITTADINI ED EDUCARE ALLA COMUNICAZIONE?
1.           Cosa può fare la LEGGE ed il Governo:
     N.B: Il web, è stato oggetto di attenzione del LEGISLATORE che ha il compito di tenerlo lontano da ricorrenti insidie: internet, purtroppo è uno spazio virtuale ove anche l’odio e l’aggressività razzistica e xenofoba stanno trovando la propria pastura.
    Per questo è di importanza strategica affrontare con rigore un dibattito, anche di ordine culturale, sociologico e giuridico, sulla presenza delle “post verità” sui social.
àREGOLAMENTO del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al rispetto della vita privata e alla tutela dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche che abroga la Direttiva 2002/58/CE - COM (2017) 10 DEF entrato ufficialmente in vigore il 24 maggio 2016 e che diventerà definitivamente applicabile in via diretta in tutti i Paesi Ue a partire dal 25 maggio 2018.
v OBIETTIVI del Regolamento:
-         Più tutele per i cittadini,
-         semplificazioni per le imprese
-         innovazioni anche per gli enti pubblici.
·        Si basa sulla valutazione del rischio che premia i soggetti più responsabili e assicura semplificazioni per i soggetti che offrono maggiori garanzie e promuovono sistemi di autoregolamentazione
·        La nuova direttiva, rispetto a quella del ’96, punta rispondere alle sfide poste dagli sviluppi tecnologici e dai nuovi modelli di crescita economica, tenendo conto delle esigenze di tutela dei dati personali sempre più avvertite dai cittadini.

·        Le principali novità, dal diritto all'oblio alla portabilità dei dati
Il nuovo Regolamento comprende una serie di novità che interessano sia i cittadini, che le imprese, gli enti pubblici, le associazioni e i liberi professionisti. 

v Tra le principali novità della direttiva:
Il diritto all'obliosi potrà ottenere la cancellazione dei propri dati personali, anche on line, da parte del titolare del trattamento qualora ricorrano alcune condizioni previste dal Regolamento:
·        se i dati sono trattati solo sulla base del consenso
·        se i dati non sono più necessari per gli scopi rispetto ai quali sono stati raccolti
·        se i dati sono trattati illecitamente
·        se l’interessato si oppone legittimamente al loro trattamento. 

v ECCEZIONI E LIMITI:

·       per garantire l’esercizio della libertà di espressione o il diritto alla difesa in sede giudiziaria;
·       per tutelare un interesse generale (ad esempio, la salute pubblica);
·       oppure quando i dati, resi anonimi, sono necessari per la ricerca storica o per finalità statistiche o scientifiche.
IL DIRITTO ALLA “PORTABILITA’” DEI DATI PERSONALI

·                        Se finora l'uso era pressoché limitato alle compagnie telefoniche, ora riguarda tutti i titolari di trattamento dati, compresi i provider internet. Un esempio, si potrà cambiare il provider di posta elettronica senza perdere i contatti e i messaggi salvati. Ci saranno però alcune eccezioni che non consentono l'esercizio del diritto: in particolare, quando si tratta di dati contenuti in archivi di interesse pubblico, come ad esempio le anagrafi.

·  Vietato il trasferimento ​di dati personali verso Paesi situati al di fuori dell’Ue - La regola vale anche nei casi di organizzazioni internazionali che non rispondono a standard adeguati in materia di tutela dei dati, rispetto ai quali sono previsti criteri di valutazione più stringenti. 
·  Non solo più responsabilità, anche semplificazioni per imprese ed enti: Il Regolamento promuove la responsabilizzazione dei titolari del trattamento e l’adozione di approcci e politiche che tengano conto costantemente del rischio che un determinato trattamento di dati personali può comportare per i diritti e le libertà degli interessati.
·  In compenso, scompaiono alcuni oneri amministrativi come l’obbligo di notificare particolari trattamenti, oppure di sottoporre a verifica preliminare dell’Autorità i trattamenti considerati a"rischio".
 
·  Responsabile della protezione dei dati (Data Protection Officer o DPO): E' la nuova figura introdotta dal Regolamento, che ha l'incarico di assicurare una gestione corretta dei dati personali nelle imprese e negli enti. Sarà il referente, una sorta di presidio per la privacy in ogni struttura amministrativa. 

SUL PIANO SPECIFICO DELLA VIOLENZA SUI MINORI
Convenzione di Lanzarote
Il Parlamento ha approvato la legge 1 ottobre 2012, n. 172, di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa del 2007per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale (Convenzione di Lanzarote).
·                        Il provvedimento detta alcune norme di adeguamento dell'ordinamento interno volte a modificare il codice penale (introducendo i nuovi reati di adescamento di minorenni, anche attraverso Internet, e di istigazione e apologia di pratiche di pedofilia e di pedopornografia), il codice di procedura penale e l’ordinamento penitenziario.
SUL PIANO DELLA VIOLENZA DI GENERE
CONVENZIONE DEL CONSIGLIO DI EUROPA, 11 maggio 2011 (di ISTANBUL), per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, recepita con decreto legge n. 93 del 2013, convertita con legge n. 119 del 2013 (GOVERNO LETTA)

IN SEDE DI RECEPIMENTO DELLA CONVENZIONE SI RAFFORZA LA TUTELA DELLA VITTIMA FUORI E DENTRO IL PROCESSO:

·        si prevede la possibilità di applicare la misura cautelare coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare anche al di fuori dei limiti previsti dall’art. 280 c.p.p. (ossia solo quando si proceda per delitti per i quali sia prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a tre anni) (cfr. art. 282 bis, ult. co. c.p.p.);
·        2) si sancisce l’arresto obbligatorio nei confronti di colui che sia colto nell’atto di commettere i reati di maltrattamenti e di stalking (art. 380, comma 2, lett. l ter, c.p.p.);
·        3) avverso quei soggetti che siano colti in flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze) con pericolo di reiterazione per la vita e l’integrità della persona offesa, è consentito alla polizia giudiziaria, dietro autorizzazione del p.m., di applicare la misura pre-cautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare con il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art. 384 bis c.p.). Tra l’altro, i destinatari del suddetto provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico o altri dispositivi elettronici;
·         nel caso di atti persecutori, è possibile disporre dello strumento delle intercettazioni telefoniche (art. 266, comma 1, lett. f quater, c.p.p.);
·        si prevede l’accesso al patrocinio gratuito per le donne che abbiano subito atti persecutori, maltrattamenti o mutilazioni genitali (prima limitato ai soli reati di violenza sessuale, pedofilia, pedopornografia e tratta di esseri umani) (cfr. comma 4 ter dell’art. 76 del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al D.P.R. n. 115/2002);
·        si sancisce una serie di obblighi di comunicazione, nei confronti della persona offesa, riguardanti l’istanza di revoca o di sostituzione della misura cautelare avanzata dall’imputato (art. 299, comma 4 bis, c.p.p.), la conclusione delle indagini preliminari (art. 415 bis, comma 1, c.p.p.), la presentazione della richiesta di archiviazione da parte del p.m. (art. 408, comma 3 bis, c.p.p.

Questo è tutto quello che si sta facendo per dare risposte concrete alle vittime di violenza, sfruttamento del lavoro, intermediazioni illecita e femminicidio.
FONDO VITTIME REATI VIOLENTI
 Questo Governo ha ufficialmente garantito il diritto all’indennizzo da parte dello Stato a favore delle vittime dei reati intenzionali violenti, dando piena attuazione alla direttiva comunitaria 2004/80/CE del 29 aprile 2004.
·L’effettività delle nuove misure dipenderà ovviamente da nuove risorse che alimenteranno un nuovo Fondo unico denominato “Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive ed usura” che ferma restando l’attuale dotazione sarà alimentato, a partire dal 2016, (2.600.000 euro annui). 

·C’è quindi necessità di un’articolata azione informativa ed educativa, in sinergia con i responsabili dei vari settori.
·TUTTO OGGI SI CONCENTRA SUL RUOLO DELLA PREVENZIONE che serve ad individuare in tempo la vittima vulnerabile ad accompagnarla con interventi efficaci.
Sulla prevenzione del cyberbullismo
L.71/2017
Verte esclusivamente sulla prevenzione del cyberbullismo comprensivo di tutte le condotte (aggressive, diffamatorie, furto di identità, trattamento illecito di dati personali) in danno di minori, elabora strategie di attenzione, tutela ed educazione che mobilitano in massa le istituzioni, la società civile, scuola, famiglie, vittime e autori delle condotte.]
·        Non far sentire sola la vittima, cercare di intercettare gli atti di bullismo più o meno velati: MAGISTRATO insieme al Corpo della Polizia deve interagire, intercettare, prevenire ed educare questi ragazzi cercando di esortarli a DENUNCIARE e fargli comprendere che esistono delle soluzioni. E’ necessario creare una rete di collaborazione tra i diversi attori istituzionali ( scuola, governo, istituzioni, tavoli di lavoro, associazioni) specializzarsi e interagire, ma soprattutto intervenire non aspettare che arrivi la mera denuncia.
·     Creare dei moduli organizzativi e dei tavoli specifici per cercare di avere un piano comuneà
ES: CARCERI:Accordo di collaborazione tra Ministero della Giustizia e Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità
è finalizzato a realizzare sul territorio nazionale attività di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e cyberbullismo e di tutte le forme di prevaricazioni connesse ad un uso distorto del web e dei social network. (Ricerche e studi in materia di devianza minorile, con particolare riguardo ai fenomeni di sexting, pedopornografia, adescamento on line, cyberstalking, e cyberbullismo.)
·     Chiedere più collaborazione e responsabilità creando una rete di protezione tra i diversi operatori Social che devono tutelare i dati e i contenuti personali di un minorenne,facilmente rintracciabili nel sistema (ES: possibilità di rivolgersi direttamente all’operatore per togliere un contenuto dal sitoàistanza di oscuramento/blocco/rimozione al gestore del sito, o oltre le 48 ore far ricorso al Garante per la protezione dei dati personali.
 


·     NOVITA’ IMPORTANTE: Di pochissimi giorni è la APP “You Pol” la nuova applicazione della Polizia di Stato creata da personale qualificato e scaricabile su tutti gli smartphone e tablet.  L’applicativo consente l’invio di segnalazioni direttamente alle sale operative delle questure in caso di episodi di bullismo o di spaccio di sostanze stupefacenti. È possibile anche inviare immagini o segnalazioni alla sala operativa competente della questura per territorio, anche se il segnalante si trova in una provincia diversa. Si potrà denunciare alla polizia il fatto di cui si è testimoni o notizie di cui si è appreso in forma mediata. Inoltre la app garantisce la ‘georeferenziazione’ (localizzazione esatta) e una chiamata di emergenza alla sala operativa.

·     Portare avanti l’azione preventiva ed educativa del TAVOLO TECNICO INTERMINISTERIALE coordinato dal MIUR:
-         Redigendo un piano d’azione integrato che utilizza anche la polizia postale per il controllo dei contenuti riguardanti i minori; 
-         adottando un codice di co-regolamentazione per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo al quale, come specificato, devono attenersi agli operatori della rete internet e del social networking;
-       inserendo nel piano d’azione le iniziative di informazione coinvolgendo i servizi territoriali in sinergia con le scuole e favorendo le campagne di sensibilizzazione ad opera della Presidenza del Consiglio in collaborazione con il MIUR.

2.           Cosa possono fare le SCUOLE (in collaborazione con Istituzioni, associazioni e operatori sociali):

v N.B: La scuola è il punto di riferimento primario per la famiglia e per la società, centro educativo dove gli interventi devono superare gli ambiti disciplinari canonici per assumere un carattere etico e sociale.

·        Mettere in campo azioni basate su strategie “di attenzione” ed educazione nei confronti dei minori coinvolti tanto come vittime che come responsabili senza distinzioni di età, prediligendo l’informazione e la formazione degli utenti e dando vita a un percorso di crescita e comprensione del fenomeno sul terreno del continuo e ideale dialogo con tutti i soggetti.

·        Educare gli studenti ed i genitori ad una COSCIENZA DIGITALE attraverso il confronto e la condivisione: insegnargli ad utilizzare le tecnologie, scoprire quali sono i contenuti che si cercano in rete, capire come cambia la fruizione della rete in base agli interessi di genere e di età, aiutandoli a sviluppare una conoscenza importante che diventa cultura educandoli all’uso del web

·        SENSIBILIZZARE COSTANTEMENTE SUL TEMA attraverso campagne, seminari, proiezioni di film o realizzazione di cortometraggià vd. ES. RECENTE: I’Istituto Giulio Cesare di Sabaudia che ha organizzato il 20 ottobre scorso un Convegno intitolato “Le parole fanno più male delle botte. Bullismo e cyberbullismo, generazioni disconnesse”, dedicato al papà della quattordicenne Carolina Picchio che si è tolta la vita in seguito a ripetuti atti di bullismo. Il titolo del Convegno prende spunto dalle parole che Carolina ha lasciato in una lettera alla sua famiglia. Durante la giornata è stato mandato un cortometraggio, “Il branco” realizzato con alcuni studenti dell’Istituto.

·        Fornire ai GIOVANI spazi e luoghi d’ascolto, non sottovalutare la loro condizione e dargli il coraggio di raccontarsi e confrontarsi con gli altri giovani, lasciando emergere i loro vissuti (Es. Lettera ragazza di Treviso che ha trasformato il dolore in un punto di forza scrivendo ai bulli, ringraziandoli per averla fortificata e resa migliore, al contrario della loro ignoranza)
3.Cosa possono fare le FAMIGLIE:
v N.B La famiglia ricopre un ruolo di primaria importanza perché determina il modo con il quale un giovane si affaccia sul mondo.

·     Rimanere costantemente vigili sul comportamento dei propri figli in modo da cogliere eventuali anomalie e situazioni di disagio, attivandosi nel modo più adeguato al primo campanello d’allarmeàEs. MAMMA DI VIGEVANO: figlio 15enne rovinato dai bulli (picchiato, trascinato con una catena al collo, stuprato)il paese la incolpa di non essere un genitore capace , lei si sente in colpa per non essersi accorta in tempo del continuo disagio e umiliazione subita dal figlio.

·        Quindi importante: STABILIRE UNA COMUNICAZIONE CON I PROPRI FIGLI, capire come entrare in sintonia con loroche utilizzano quotidianamente i mezzi informatici e comprendere come poter intervenire in tale rapporto, non dimenticando l’ausilio delle istituzioni e delle forze dell’ordine (polizia postale, carabinieri specializzati nel settore che intervengono insieme all’aiuto delle famiglie, dei servizi sociali e delle scuole).

·        Lavorare insieme ai figli sulle modalità e le differenti opportunità di comunicare qualunque informazione in un messaggio, in chat, in una mail o verbalmente e di persona. Una buona educazione passa sempre attraverso lo sviluppo della sensibilità: in famiglia è bene discutere di cosa si comunica e quale sia la modalità corretta per farlo.

·        Promuovere e partecipare con loro a corsi di formazione  (ES. PROGETTO PATENTE DIGITALE promossa da alcune associazioni) per conoscere nei dettagli l’utilizzo, le potenzialità positive ma anche quelle negative della rete e dei mezzi tecnologici.  Sono gli stessi genitori che devono possedere la conoscenza degli strumenti per poter interagire con i figli educandoli ad un corretto uso degli stessi.
·        Esortare i figli sì al corretto uso del web, ma stimolarli ad intrattenere rapporti reali, al confronto e al dialogo, allo sport, costituendo per loro modelli ed esempi positivi, non alimentando ed estremizzando il sentimento di odio e competizione (genitori a litigare tra loro per esaltare i propri figli, a discapito di quelli altrui.)

CONCLUSIONI:
La strada maestra è creare un sistema che prevenga condotte lesive e che possa aiutare le vittime ad uscire dal circuito della paura e della vergogna. I provvedimenti descritti e che sono stati presi dal Governo hanno l’obiettivo di fornire queste risposte mobilitando tutti i soggetti, istituzionali e non, in un percorso che interrompa la spirale dell’isolamento di fronte a queste moderne forme di violenza e che veda nella COMUNICAZIONE lo strumento fondamentale per sensibilizzare  giovani, genitori, insegnanti e operatori, affinché ogni vittima possa trovare il coraggio dire agire e invocare l’ascolto del proprio ambiente non sentendosi più sola.

Fabrizio Giulimondi

RAPPORTO CENSIS SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE al 2 DICEMBRE 2016
-         Bullismo e cyberbullismo
Il 52,7% degli 11-17enni nel corso dell'anno ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11-13 anni. Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%). Su internet sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%).
Il 47,5% degli oltre 1.800 dirigenti scolastici interpellati dal Censis indica i luoghi di aggregazione giovanile come quelli in cui si verificano più frequentemente episodi di bullismo, poi il tragitto casa-scuola (34,6%) e le scuole (24,4%). Ma è in internet che il bullismo trova ormai terreno fertile, secondo il 76,6%. Nel corso della propria carriera il 75,8% dei dirigenti scolastici si è trovato a gestire più casi di bullismo: il 65,1% di bullismo tradizionale e il 52,8% di cyberbullismo. Per l'80,7% dei dirigenti, quando i loro figli sono coinvolti in episodi di bullismo, i genitori tendono a minimizzare, qualificandoli come scherzi tra ragazzi, e solo l'11,8% segnala atteggiamenti collaborativi da parte delle famiglie, attraverso la richiesta di aiuto della scuola e degli insegnanti. Il 51,8% dei dirigenti ha organizzato incontri sulle insidie di internet con i genitori, avvalendosi prevalentemente del supporto delle Forze dell'ordine (69,4%) e di psicologi o operatori delle Asl (49,9%). All'attivismo delle scuole non ha corrisposto però un'equivalente partecipazione delle famiglie, che è stata bassa nel 58,9% dei casi, media nel 36% e alta solo in un marginale 5,2% di scuole.
-          Ricerca docente della Sapienza

Ma non è tutto: «L’82% dei ragazzi non considera grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social». È quanto emerge da una ricerca condotta dalla Prof.ssa Anna Maria Giannini, docente di Psicologia alla Sapienza, che ha intervistato 1.500 studenti i delle scuole secondarie di primo e secondo grado. «Il web - spiega la professoressa - è un teatro per la sperimentazione dell’aggressività dei ragazzi, senza filtro o possibilità di freno. L’autore dell’aggressione sottostima l’impatto sulla vittima, rispondendo anche “non è grave, mica l’ho picchiata”. Dall’altra parte la vittima sperimenta un complesso di emozioni che vanno da un senso di umiliazione a vergogna e autocolpevolizzazione. C’è anche poca conoscenza del destino del materiale caricato in rete: si pensa che decadrà’ e che è accessibile a poche persone.


-         Cyberbullismo e sexting, il vero problema è il cyberbullismo sessuale
Purtroppo i problemi legati alla rete non ruotano solo intorno al CYBERBULLISMO, anzi, esistono degli aspetti meno trattati con delle conseguenze altrettanto gravi.
Fin dagli 11 anni di età la tendenza è quella di scattarsi selfie intimi e senza vestiti o a sfondo sessuale ed inviare le immagini o i video nelle chat; si chiama SEXTING e parliamo del 6% dei preadolescenti dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% sono ragazze, e di circa 1 adolescente su 10 dai 14 ai 19 anni. Per questa ragione è sempre più emergente il problema del cyberbullismo legato allo scambio di immagini hard o intime, infatti, il 33% degli episodi di cyberbullismo è di tipo sessuale.
Nell’ambito delle violenze a sfondo sessuale o comunque legate all’abuso dei sentimenti, si sta parlando di un fenomeno ormai mediatico che risponde al nome di “Pull a pig” o “inganna il maiale”, che vede un ragazzo, in genere quello più ricercato del gruppo, che deve fare lo spavaldo davanti agli amici, avvicinare una ragazza, considerata poco avvenente, appunto un maiale o comunque lontana dai canoni di bellezza tradizionali, con lo scopo di farle credere di essere interessato a lei, conquistarla, a volte addirittura arrivando a consumare l’atto sessuale, per poi umiliarla, anche pubblicamente, dicendole che si trattava tutto di uno scherzo. Il 22% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso, rispetto al 18% dagli 11 ai 13 anni. In genere, gli autori di queste prepotenze, sono i maschi (65%).
Le ragazze sono comunque la categoria più a rischio dal punto di vista della diffusione di materiale intimo e privato, e sono spesso anche vittime della vendetta pornografica o REVENGE PORN (4%) ossia il vendicarsi in genere per essere stati lasciati, traditi sia in amore che in amicizia attraverso la pubblicazione sui social o nelle chat di materiale intimo e compromettente con lo scopo di arrecare danno all’altra persona e di metterla alla gogna pubblica. La Revenge Porn ha già causato anche suicidi e importanti problemi da un punto di vista psicologico come depressione.

-         Condivisioni e bisogno di approvazioni social
Dei 2 adolescenti su 10 che condividono nelle chat e nei loro profili tutto ciò che fanno durante la loro giornata, il 60% sono ragazze. Si tratta di adolescenti che arrivano a seguire una dieta pur di sembrare più belle sui social ed essere accettate e apprezzate, sperimentano una importante ansia da prestazione evidenziata dal ritoccare anche in maniera anche esagerata le fotografie prima di postarle. Sono diventate bravissime ormai nel togliersi i difetti, rendere le gambe più fini, sembrare fondamentalmente ciò che non sono, manifestando un profondo senso di non accettazione di se stesse e un bisogno di approvazione altrui che condiziona fortemente la loro autostima e il loro umore. Il 15% del campione totale si mette a dieta per apparire più bello nelle foto da pubblicare, ma di questa percentuale quasi l’80% è di sesso femminile. Le ragazze sono quindi più sensibili alle critiche social, e del 35% che sta male se riceve critiche nei commenti, il 70% riguarda le femmine.
Sicuramente anche la pressione social, il confronto con una visione della donna che viene giudicata quasi sempre per l’aspetto estetico e i modelli di riferimento femminili sempre perfetti, influenzano il giudizio personale e dei coetanei. La donna, per gli adolescenti, rimane sempre e comunque più accettata da un punto di vista social e sociale, se è magra e bella.
-         Abuso e uso compulsivo dello smartphone
Il 15% degli adolescenti del campione totale, di cui il 73% sono ragazze, trascorre più di 10 ore al giorno attaccato allo smartphone; il 18% dalle 7 alle 10 ore e la maggior parte di loro è sempre femmina (70%).
Anche la Nomofobia e e il Vamping sono problemi più legati al genere femminile. Infatti, dell’80% dei ragazzi terrorizzati all’idea che il telefono si possa scaricare o che possa restare senza connessione, 6 su 10 sono ragazze. Del 62% degli adolescenti che rimane sveglio fino a notte fonda per chattare, controllare profili social, il 59% sono femmine, come il 68% di coloro che si svegliano anche durante la notte.
-         “Rapporto ‘Cittadinanzaattiva’ ”
ROMA – Aumentano nell’anno scolastico 2016-2017 gli atti di vandalismo nelle scuole, perlopiù a opera di soggetti esterni: a subirli è stato il 28% degli istituti. In una scuola su 5 (19%) sono stati registrati episodi di bullismo. E’ quanto emerge dal XV Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato oggi a Roma da ‘Cittadinanzattiva’.
“Il dato sul vandalismo – osserva ‘Cittadinanzattiva’ – sembra in aumento rispetto agli anni precedenti, nel 2015-16 si attestava ad esempio al 27%. Inoltre, bisogna tener conto che ad essere censiti sono solo gli episodi noti al Responsabile prevenzione e protezione o al dirigente e che probabilmente non danno conto di altri casi di minore gravità”.






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