giovedì 5 ottobre 2017

FABRIZIO GIULIMONDI: "CYBERBULLISMO, PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA LUCE DELLA NUOVA LEGGE N. 71/2017 - IL DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE E LA PROTEZIONE DEI MINORI"

Risultati immagini per CYBERBULLISMO FOTO


PARLIAMO DI UN GRANDE TEMA del NOSTRO TEMPO 
DENSO di IMPLICAZIONI SOCIALI e RISVOLTI GIURIDICI

Il CYBERBULLISMO descrive in termini moderni atti di oppressione, psicologica e/o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona, che si ritiene più forte e potente, nei confronti di un’altra, percepita come più debole, realizzati tramite strumenti informatici e telematici. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c'è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare.

Si osserva che vittime del bullismo sono spesso adolescenti su cui gravano stereotipi e pregiudizi discriminatori ancora largamente presenti nella nostra società. Non a caso molti dei fenomeni di devianza giovanile che sfociano in azioni di bullismo scaturiscono dalla disinformazione e dai pregiudizi nei confronti dei ragazzi con disabilità. Solitamente la vittima si sente isolata, ha paura di denunciare e raccontare gli episodi subiti perché teme rappresaglie e vendette, e manifesta il proprio disagio con sintomi fisici e psicologici.  A lungo andare mostra un calo di autostima, sintomi di insicurezza patologica, ha problemi di relazione e manifesta disturbi di ansia e depressione. Nei casi più gravi può anche arrivare a comportamenti autolesionisti fino anche al tentativo di suicidio. Vale la pena ricordare che il suicidio è la seconda causa di morte fra i giovanissimi, dopo gli incidenti stradali.
·        Il fenomeno si è spostato dal piano delle relazioni reali a quelle virtuali: l'utilizzo della rete e dei social network per intimorire, molestare, aggredire con sms, whats-app (c.d. sexting), e-mail, messaggi in chat, o con la diffusione di immagini e video minacciosi, offensivi o non rispettosi della riservatezza della vittima a sfondo sessuale).
L'assenza di dimensione spazio-temporale tipica dell'ambiente internet consente al bullo di insinuarsi nella vita della sua vittima senza soluzione di continuità, a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualunque luogo si trovi.
·        Per una efficace prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo servono, infatti, azioni mirate della scuola e del modo sportivo rivolte agli studenti e alle loro famiglie. Il rapporto fra scuola, sport e famiglia può essere determinante per contrastare i pregiudizi che alimentano il bullismo sia nella sua versione “reale” che in quella “virtuale”, promuovendo un atteggiamento mentale che educhi al senso di Comunità.
·        Il ruolo della scuola è privilegiato nella legge 29 maggio 2017, n. 71.

La Polizia Postale registra un trend in ascesa dei reati che riguardano l'uso del web e sono numerosi i ragazzi autori inconsapevoli di reato. Secondo stime generali effettuate dalla Polizia i casi reali di cyberbullismo potrebbero essere 5-6 volte superiori rispetto a quelli denunciati.
Ad ogni modo si registra un aumento delle denunce probabilmente dovuto ad una maggiore consapevolezza della problematica da parte dei minori e dei genitori. Negli ultimi anni l'impegno e la sensibilizzazione sul tema del bullismo e cyberbullismo hanno svolto un ruolo primario nella presa di coscienza del mezzo.
Dai dati emerge una certa difficoltà per le vittime a parlare degli atti di bullismo subiti: 1 su 3 non ne parla con nessuno. Il motivo è soprattutto la vergogna (30 per cento) seguito dall'esigenza provata di farsi giustizia da soli (24 per cento), anche se sono soprattutto i maschi ad ammettere di essersi “vendicati” nei confronti del bullo.
·        La necessità di uno specifico provvedimento legislativo in materia di cyberbullismo emerge dalla constatazione del sensibile incremento che questo fenomeno sta avendo negli ultimi anni, fino ad assumere la dimensione di un rilevante problema sociale, come dimostrano anche recenti tragici fatti di cronacaL'uso dei dispositivi telematici e dell'accesso ad internet da parte dei giovanissimi ha ingigantito il problema ed i suoi effetti: la rete e, in particolare, i social media divengono oggi l'ambiente in cui più frequentemente si verificano i comportamenti di molestia e di aggressione di stampo “bullistico”.
A questo proposito è opportuno fare un chiarimento: la mancanza di specifiche disposizioni sanzionatorie in materia di bullismo non comporta l'impossibilità di punire condotte ad esso riconducibili.
Ad oggi, dunque, il cyberbullismo non ha una sua configurazione autonoma in campo penale, ma è ben possibile che il comportamento del bullo integri uno dei reati previsti dal nostro ordinamento (ad esempio, stalking, diffamazione, furto di identità, diffusione di materiale pedo pornografico, violazione della privacy). In giurisprudenza, il bullismo/cyberbullismo è stato anche considerato come circostanza aggravante di altro reato utilizzando la circostanza aggravate dai futili motivi.

La legge 71/2017 mette mano finalmente al ginepraio di fenomeni antichi quanto attuali, aggravati dall’avvento di internet: maggiore diffusività, aggressività e “incancellabilità” di foto e video immessi in rete (damnatio memoriae).

IN SINTESI la legge 71/2017:
1.     è rivolto soltanto ai minori sia come vittime sia come responsabili
2.     è polarizzato su azioni a carattere preventivo non isolatamente considerate ma nel quadro di strategie di attenzione, tutela ed educazione che MOBILITANO IN MASSA LE ISTITUZIONI, LA SOCIETA’ CIVILE, SCUOLA, FAMIGLIE, vittime e autori delle condotte.

3.     si svolge in una chiara cornice attuativa che è - testualmente - data dall’ambito delle istituzioni scolastiche.
4.     verte esclusivamente sulla prevenzione del cyberbullismo comprensivo di tutte le condotte (aggressive, diffamatorie, furto di identità, trattamento illecito di dati personali) in danno di minori e, in base a quanto si è detto, realizzate per via telematica. Si recupera la condotta della diffusione di contenuti on line con lo scopo intenzionale di isolare, abusare o vittimizzare un minore o un gruppo di minori.  

5.     La procedura di inoltro dell’istanza di oscuramento/blocco/rimozione al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media è attivabile anche dal minore ultra14enne o dal genitore esercente la potestà sulla vittima; se entro 48 ore il soggetto adito non vi abbia provveduto è previsto il ricorso al Garante per la protezione dei dati personali che entro 48 ore interviene con i poteri previsti dal codice della privacy.

6. Resta la novità assoluta - che esprime il paradigma operativo dell’azione preventiva-educativa - dell’istituzione di un TAVOLO TECNICO INTERMINISTERIALE coordinato dal MIUR con la partecipazione degli altri Ministeri coinvolti in questa azione sinergica di tutte le Istituzioni, dei Garanti (infanzia, AGCOM, dati personali) e con il massimo coinvolgimento della società civile (associazioni con esperienza nel settore e nella promozione dei diritti dei minori; associazioni studentesche e dei genitori; rappresentanti degli operatori dei social e della rete internet). Tale ultimo aspetto connota la normativa in esame in termini di inclusività per consentire a chi vi è coinvolto di riacquisire il rapporto perduto con il territorio, con la rete e con tutti i propri interlocutori quotidiani.  
Torna centrale il tema dell'INCLUSIONE come denominatore comune di una serie di recenti interventi approvati da Governo e Parlamento (ad esempio: riforma del terzo settore, reddito di inclusione e disciplina dell'accoglienza e protezione internazionale)
Come opera il tavolo:
-         redigendo un piano d’azione integrato che utilizzerà anche la polizia postale per il controllo dei contenuti riguardanti i minori;
-         adottando un codice di co-regolamentazione (e qui emerge bene la novità della gestione partecipata del fenomeno) per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo al quale devono attenersi agli operatori della rete internet e del social networking;
-         inserendo nel piano d’azione le iniziative di informazione coinvolgendo i servizi territoriali in sinergia con le scuole;

Si prevede la periodica attuazione di campagne di sensibilizzazione ad opera della Presidenza del Consiglio in collaborazione con il MIUR, avvalendosi dei principali media e degli organi di stampa

Infine un’AZIONE SINERGICA IMPORTANTE coinvolge il Dipartimento di Giustizia minorile e di Comunità sentito il quale il MIUR adotterà linee di orientamento per la prevenzione e per il contrasto del cyberbullismo nelle scuole che, già a partire dal triennio 2017-2019, promuoveranno la formazione specifica del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti stessi e misure di sostegno per la rieducazione degli studenti coinvolti.

ANCORA, SULLA CENTRALITA’ del TEMA FORMATIVO-INFORMATIVO-RIPARATIVO meritano un cenno le seguenti novità:
-    1. Un docente viene individuato come referente per ciascuna scuola per coordinare le iniziative educative nei confronti delle famiglie mentre il dirigente, salvo che la condotta costituisca reato, informa chi esercita la responsabilità genitoriale per adeguate e tempestive azioni educative;
-    2. Previsti finanziamenti di progetti elaborati da scuole in rete, servizi minorili, uffici territoriali del Governo e forze di polizia per promuovere azioni integrate nell’ambito della formazione e sensibilizzazione;
-      3. Previsti progetti personalizzati dei servizi territoriali per sostenere le vittime e rieducare gli artefici delle condotte di cyberbullismo.  

7) CANCELLAZIONE REATO già introdotto in II lettura alla Camera. CON ABBANDONO DEL REATO TIPICO restano applicabili agli atti di cyberbullismo le fattispecie classiche del codice penale:
- stalking aggravato dall’uso dei mezzi informatici e telematici;
- singoli reati che possono essere integrati dalle singole condotte previste dalla legge (ingiuria, diffamazione, lesioni, estorsione)
- fino a quando non è presentata denuncia è applicabile la procedura di ammonimento con convocazione del minore e un genitore da parte del questore.
Il cyberbullismo, quindi, rappresenta una piaga da combattere e da estirpare, prestando particolare attenzione agli ambienti ove maggiormente rischia di albergare, manifestarsi ed avere origine, come la scuola e lo sport.
A tale proposito le campagne di informazione e di prevenzione sono indispensabili strumenti di contrasto a questa fenomenologia social-criminale.
La scuola è sempre più primario punto di riferimento per la famiglia e per la società, centro educativo ove gli interventi debbono travalicare gli ambiti disciplinari canonici per assumere carattere etico e sociale. Di grande importanza risultano essere le campagne avviate di informazione su legalità, importanza dello sport, alimentazione sana.
Attualmente infatti, emerge una preoccupante situazione di disagio dei giovani inseriti nella complessità di un mondo globalizzato, senza confini, destatualizzato, immerso nel mondo senza territorio né regole del web, spesso in balia di se stessi, che li rende sempre più fragili e disorientati, aventi difficoltà comunicative con adulti e coetanei.
Aumenta nei giovani la ricerca di stimoli forti, senza la consapevolezza delle possibili e spesso tragiche conseguenze che possono derivarne: la diffusione di episodi sempre piuù gravi di bullismo, di forme di dipendenza come la droga, l’alcolismo, il tabagismo e il doping.

Si rilevano preoccupanti percentuali di abbandono scolastico ed una precoce rinuncia all’attività sportiva. E’ importante sottolineare come le esperienze ludico-motorie siano significativamente diminuite fra i ragazzi causando squilibri nello sviluppo delle capacità motorie e – in questo gli antichi romani ci sono saggi ammonitori -, pertanto, nelle abilità intellettive.
E’ crescente la preoccupazione per l’adozione di non corretti stili di vita sempre più sedentari, determinanti i una cattiva alimentazione e l’incremento di obesità e malattie ad essa collegate.
E’ ormai unanimemente riconosciuto che lo sport è uno degli strumenti maggiormente efficaci per aiutare i giovani a crescere psicologicamente, emotivamente, socialmente, oltre che a livello fisico.  Lo sport è il pandant alla sedentarietà imposta dall’abuso di mezzi elettronici e telematici. Lo sport è il contraltare all’isolamento ed alla solitudine fatalmente conseguenziali all’epoca di internet e del computer. Lo sport è socialità, dialogo con se stessi e con gli altri, uso dell’idioma del corpo e della parola, accettazione dei propri limiti, gioia delle proprie vittorie senza dileggiare l’avversario, partecipazione ai successi altrui, per poi volerne prendere il posto un domani. Lo sport è raggiungere il traguardo con la disciplina, l’onore e la fatica. Lo sport richiede alla persona di mettersi in gioco in modo totale, dovendo trovarsi gli strumenti idonei e predisporre le strategie adatte per affrontare al meglio e superare le proprie difficoltà: il coinvolgimento degli altri è, pertanto, implicazione necessaria. Lo sport è il mezzo principale per una efficacia lotta al bullismo anche nella sua più devastante forma: quella on line.
Lo sport scolastico è il primo passo che ragazzino deve intraprendere e allo sport scolastico, sin dalle elementari, è affidato il compito di sviluppare una nuova cultura sportiva e contribuire, così, ad aumentare il senso civico degli studenti, oltre che migliorarne le capacità aggregative, di integrazione e di socializzazione. Lo sport è basato su un radicato senso educativo e civico: tutti i partecipanti, con i loro diversi ruoli, debbono rispettare le regole che essi stessi hanno accettato e condiviso. La scuola deve farsi interprete di un nuovo progetto di sport scolastico che favorisca l’inclusione anche delle fasce più deboli e disagiate presenti fra i giovani.

·        La famiglia ricopre un ruolo di primaria importanza perché determina l'approccio con il quale il fanciullo si affaccia sul mondo. È necessario dare esempi positivi e non estremizzare la competizione, anche nello sport. E’ triste vedere nei campetti di calcio genitori che incitano alla violenza i propri figli pur di ottenere il fatidico goal! 
Importante è la promozione della cultura digitale all’interno delle scuole e delle famiglie: risulta indispensabile lo sviluppo di programmi di informazione diretta di adolescenti e bambini
Il contrasto a tale fenomeno, deve essere realizzato, come è evidente, su un piano preventivo e repressivo, penale ed educativo.

·        Dati statistici: Una ricerca condotta dall'ISTAT su "Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi" analizza dati riferiti al 2014. Evidenzia in via preliminare - con riferimento al fenomeno generale del bullismo, non necessariamente in ambiente informatico - come circa il 50% dei ragazzi compresi nella fascia di età tra 11 e 17 anni abbia subito un "episodio offensivo, non rispettoso e/o violento" nel corso 2014. Il 19,8% subisce atti di bullismo più volte al mese. Di questi, il 9,1% dei ragazzi subisce tali atti settimanalmente. Nel 2014, in Italia, il 52,7% di ragazzi appartenenti alla fascia di età compresa tra 11 e 17 anni sono stati interessati da episodi di bullismo, più o meno frequenti. Considerando che la popolazione residente della stessa fascia di età è pari a circa 4 milioni, quasi 2,2 milioni di ragazzi, su tutto il territorio nazionale, sarebbero stati interessati da tali episodi.
·        Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di cyberbullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi). Tali percentuali sono da riferirsi non al complesso dei ragazzi compresi nella fascia di età 11-17 anni ma all'insieme dei giovani utenti che accedono ad internet tramite pc, cellulari, tablet et similia (si tratta del 90% circa dei giovani nella fascia di età considerata).
·         Si registra un maggior rischio tra i più giovani: secondo il report ISTAT, circa il 7% degli 11-13enni dichiara di essere stato vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o Internet, mentre la quota scende al 5,2% se la vittima ha un’età compresa tra 14 e 17 anni.
·        Secondo alcuni dati ISTAT rielaborati dal CENSIS (50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, dicembre 2016), le vittime di episodi offensivi tramite internet o cellulare sono:
-       Femmine 24,9%, maschi 19,6%;Per area geografica: Nord 23,4%, Centro 20,8%, Sud 21,7%.
NB: Le percentuali relative ai fenomeni di cyberbullismo sono calcolate non sull'insieme dei ragazzi compresi nella fascia di età considerata ma sull'insieme dei ragazzi di quella fascia di età che fanno uso di pc, cellulare, tablet, etc.
Secondo un'indagine presentata commissionata a Skuola.net e all'Università degli studi di Firenze e presentata nel febbraio 2016, il 17% dei nati tra il 1996 e il 2010 dichiarano di connettersi ad Internet tra le 5 e le 10 ore al giorno; la stessa percentuale di ragazzi (17%) si dichiara di essere "sempre connessa".
·        Sul tema del bullismo e del cyberbullismo ulteriori dati sono stati forniti dal Censis in occasione della pubblicazione del 50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese (dicembre 2016): il 52,7% dei ragazzi compresi nella fascia di età tra 11 e 17 anni, nel corso del 2016, ha subito "comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei". Il Censis, inoltre, riporta che il 75,8% dei dirigenti scolastici interpellati (pari a 1.800) si è trovato a gestire più casi di bullismo, il 52,8% di cyberbullismo. Inoltre, il 51,8% dei dirigenti ha organizzato incontri sulle insidie di internet con i genitori, avvalendosi prevalentemente del supporto delle Forze dell'ordine (69,4%) e di psicologi o operatori delle Asl (49,9%).

DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE, BULLISMO E CYBERBULLISMO

Lo scorso 9 marzo 2016 è partito, dall’Istituto Penitenziario Minorile di Casal del Marmo, il primo progetto educativo sperimentale promosso da Save the Children, avente come focus la “violenza tra pari”, sostenuto finanziariamente dalla Commissione europea, Directorate-General for Justice and Consumers, si iscrive nell’ottica di riduzione dell’incidenza e dell’impatto del fenomeno del bullismo nelle strutture penali per i minorenni e sui rischi ed i pericoli della rete.
Il progetto, della durata di 24 mesi, mira a sviluppare buone prassi per contrastare il fenomeno del bullismo negli Istituti penali per i minorenni, attraverso lo sviluppo e l’implementazione di un “modello anti-bullismo”.
Si divide in:
I fase: valutare la percezione del fenomeno del bullismo all’interno delle strutture coinvolte nel progetto, sia da parte degli staff che dei ragazzi;
II fase: sviluppare, sulla base dei dati ottenuti, strumenti di autovalutazione per stimare la capacità di prevenire e intervenire nei casi di bullismo;
II fase: testare gli strumenti sviluppati in precedenza per garantire che questi siano funzionali ad accrescere l’autovalutazione e migliorare la sensibilizzazione dei minori ed operatori sui meccanismi del bullismo.
La campagna, denominata “Una vita da social”, e prevista da un Accordo di collaborazione tra il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e il Dipartimento di pubblica sicurezza siglato nel dicembre 2015, si pone l’obiettivo di promuovere la cultura della legalità nelle comunità penali minorili, allo scopo di favorire la convivenza civile e il rispetto delle regole.
L’iniziativa sarà curata dalla Polizia postale e delle comunicazioni e diretta ai minori del circuito penale, interno ed esterno, agli operatori dei servizi minorili della giustizia, agli adulti ed agli operatori degli uffici per l’esecuzione penale esterna. Riguarderà i temi della sicurezza online, dell’uso corretto dei social network, del dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutti i pericoli derivanti dalla navigazione in rete, ma anche delle molte opportunità che questa offre. Durante gli incontri verranno riprodotti i comportamenti di prevaricazione e violenza operati sulla rete, sia per indurre una riflessione sulla dramma di chi li subisce, sia per incoraggiare alla denuncia del sopruso chi ne fosse vittima.
Il progetto educativo ha scelto come sedi privilegiate di sperimentazione 16 Istituti Penitenziari Minorili (IPM) e in 11 Centri per la Giustizia Minorile (CGM) sul territorio nazionale e coinvolgerà diverse migliaia di minori e giovani adulti, in stato di detenzione e in affidamento ai servizi sociali, insieme ad educatori, Polizia penitenziaria ed eventuali familiari.

Fabrizio Giulimondi




Nessun commento:

Posta un commento