martedì 8 agosto 2017

UN BREVE INTERVENTO SU DROGA, ALCOL E LUDOPATIA.

Droga. Alcol. Ludopatia. Problematiche che fanno tremare le vene nei polsi. Problematiche che ci costringono ad interrogarci prima che come Istituzioni, come cittadini, genitori, persone.
L’uso di droga, specialmente negli ultimi anni quelle chimiche, dilagano negli ambienti giovanili, determinando gravi problemi ad una sana crescita fisica e psicologica degli adolescenti, mentre l’abuso di alcol, che prima era una realtà riguardante solo persone di età adulta, si sta diffondendo drammaticamente anche fra ragazzi sempre più giovani. Il gioco ossessivo e compulsivo è un fenomeno abbastanza recente, comparso sul finire dello scorso secolo ma che, anche con l’aiuto del web e dei mezzi di comunicazione rapidi e di massa (penso agli smartphone), sta assumendo caratteristiche devastanti per parte della popolazione italiana.
Tutte e tre le fenomenologie possono avere conseguenze criminogene e antisociali.
Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse.
Per continuare a dedicarsi al gioco d’azzardo e alle scommesse, chi è affetto da ludopatia trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi. È una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita. 
La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio. Tra i maschi in genere il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni. Secondo alcune stime americane la ludopatia può interessare il 2-4% della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica. 
Nel 2000 gli italiani hanno speso circa 4 miliardi per il gioco d’azzardo legale, l’anno scorso l’ammontare è salito a 84,5 miliardi (e nel 2012 si toccò l’apice con quasi 90 miliardi).
E’ una condizione di cui, purtroppo, si parla da troppo poco tempo nonostante la sua diffusività e radicamento in ogni strato sociale ed area geografica.
L’arrivo massivo di internet e dei social network ha amplificato il problema andando oltre il “consumatore medio” che si reca nell’area nascosta del bar e della sala giochi a ciò dedicata: il giocatore compulsivo si rintana nella poca stanza e gioca tramite il proprio cellulare o il computer.
Il Governo ed il Parlamento stanno cercando di fornire una soluzione normativa al problema, ben consapevole che quest’ultimo possa essere ridimensionato soltanto con il contributo e la collaborazione di tutto il corpo sociale, specie degli organismi e delle associazioni che hanno un notevole patrimonio esperienziale e professionale alle spalle.
Anche se c’è ancora molto da fare (e questa sede è per me una occasione di ascolto e riflessione), il Governo ha cercato di fare la sua doverosa parte inserendo disposizioni di natura fiscale, in materia di pubblicità e di ricollocazione delle sale all’interno della legge di stabilità dell’anno scorso: a fronte dei 17.000 punti gioco, le concessioni rilasciate sono state solo 15.000, di cui 10.000 soltanto a sale destinate esclusivamente al gioco, mentre le restanti sono state riconosciute ai locali in cui la commercializzazione è solo accessoria (ad esempio tabaccherie e bar); tra le 5.000 macchinette solo 1.000 sono presenti in locali dove vengono vendute bevande. I provvedimenti dell’Esecutivo hanno fatto propri alcuni input scaturiti dal Parlamento e, in particolare modo, dal testo unificato approvato dalla Commissione Affari sociali (“Istituzione di un Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo e disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d’azzardo patologico”) che prevede misure per la cura e la riabilitazione dei soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico, per la protezione dei minori e dei soggetti più deboli, per la prevenzione sui fattori di rischio del gioco d’azzardo patologico ed il divieto di introduzione di nuove piattaforme on line per il gioco d’azzardo; in merito ai pagamenti, sia per le giocate tramite apparecchi tradizionali sia per quelle on line – sempre secondo questo testo unificato di proposta di legge -,   l’unica modalità prevista è quella elettronica mediante carte nominative con rilascio di apposita ricevuta che riporti la somma spesa per la giocata e quella vinta, mettendo in evidenza la differenza, oltre ad essere vietata la propaganda pubblicitaria del gioco d’azzardo.
Disposizioni in materia sono contenute anche nella legge di stabilità per il 2017, che, fra l’altro, incentivano il “giocatore” ad utilizzare lo strumento di pagamento elettronico invece di quello cartaceo. Limitazioni temporanee al gioco d’azzardo sono contenute anche nel provvedimento relativo alle aree colpite dagli eventi sismici del 2016, approvato in via definitiva dalla camera il 14 dicembre 2016. Si segnala, infine, che la Commissione Finanze della Camera ha avviato il 30 settembre 2015 l’esame della risoluzione 7/00728 per l’adozione da parte del Governo di misure urgenti volte a superare le incertezze dell’attuale quadro normativo sulle procedure di autorizzazione all’apertura delle sale da gioco.
Il tema della droga è antico quanto angosciante. La stima del mercato delle droghe in Italia fatta da Transcrime si aggira intorno ad un range di spesa in sostanze stupefacenti di 4,5 – 10,9 mld € di spesa, mentre l'Istat valuta la somma complessiva in 12,7 mld.
Il problema si è aggravato ulteriormente con l’arrivo nel mercato illegale di sempre nuove sostanze psicotrope (pasticche di vario genere) - chimicamente trattare in modo di usare elementi non sempre inseriti fra quelli illegali - che danneggiano anche in tempi rapidi la salute dei ragazzi. La maggior parte dei decessi (per incidenti, omicidi o suicidi) tra i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni è causata dall'abuso di alcol, di fumo o di droghe. L'uso di queste sostanze influisce anche su reati di natura violenta. Quasi un adolescente su due, il 42% di ragazzi tra i 14 e i 19 anni, ha già fatto uso di droghe, L'età in cui ci si fa la prima "canna" si abbassa costantemente, infatti il 12% dei casi è di 14 anni.
Tra i ragazzi, dunque, di droga ne gira parecchia, ragazzini che vanno a scuola, che incontriamo per strada, i meno sospettabili.
Certamente vi sono luoghi dove v’è un uso “abituale” di droghe, come le discoteca, che in qualche modo facilitano il contrasto, la prevenzione e la repressione, ma anche qui internet ha facilitato il mercato, ingigantendolo. Al pari della ludopatia, il rafforzamento del controllo del cyber-spazio è fondamentale per un effettivo contrasto alle condotte penalmente illecite legate droghe, non scordandoci che sono le organizzazioni criminali, non solo nazionali, ma anche straniere ed internazionali, a farla da padrone in questo campo e, pertanto, soltanto una stabile collaborazione fra magistratura e forze di polizia in sede sovranazionale può portare autentici frutti.
Il Parlamento lo scorso luglio ha iniziato a discutere su una proposta di legge sulla c.d. legalizzazione, che non prevede una liberalizzazione totale, ma fissa un limite massimo consentito di quantità di marijuana acquistabile (cinque grammi); è permesso, altresì, a determinate condizioni, la coltivazione della cannabis in forma individuale (per un massimo di cinque piantine a persona, solo per i maggiorenni) o associata, oltre l’introduzione di un monopolio di Stato, consentendo così la vendita al dettaglio della cannabis similmente al tabacco; non sarebbe più punibile la cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi di cannabis per consumo personale, pur restando vietata la pubblicità diretta o indiretta.
L’alcol è fra le sostanze legali più insidiose in quanto, a differenza della droga, è culturalmente “accettato” e “ammesso” dalla Comunità nazionale: la riprovazione sociale che v’è per la droga non sussiste per il vino, la birra ed i superalcolici, il cui abuso comporta conseguenze fisiche, psicologiche, comportamentali, sociali e criminali eguali a quelle cagionate dall’uso di stupefacenti.  A tale proposito L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica l'alcol fra le droghe: l’alcol è una droga giuridicamente legale ma parimenti molto tossica per la cellula epatica, nonché causa di dipendenza psico-fisica. Secondo l'OMS in Europa si ha il più elevato consumo alcolico al mondo. Il consumo per abitante è il doppio rispetto alla media mondiale. L'alcol è il terzo fattore di rischio per i decessi e per le invalidità in Europa e il principale fattore di rischio per la salute dei giovani.
Il problema si è sensibilmente incrementato presso i giovani ed i giovanissimi con il sopraggiungere nei negozi di bevande che uniscono al sapore di frutta presenza alcolica non indifferente, ancora più dannose e subdole proprio perché gli effetti sull’encefalo (che, insieme al fegato, è l’organo umano più “demolito” dall’uso di alcool) sono diradati nel tempo e possono insorgere al momento della guida. I dati parlano chiaro: la popolazione più a rischio per “il bicchiere di troppo” è quella giovanile fra i 18 ed i 24 anni, il 21% maschi ed il 7,6% femmine.
La legge n. 41 del 23 marzo 2016 ha affrontato penalmente il problema della guida sotto effetto di droghe o alcol, introducendo i reati di omicidio stradale e di lesione personale stradale per guida in stato di ebbrezza.
Ovviamente il diritto penale e il diritto in genere, i giudici e la polizia, rappresentano   tessere, importanti, necessari, di cui non si può fare assolutamente a meno, ma sempre singole tessere di un vastissimo ed intricatissimo puzzle: molto può e deve fare l’Istituzione scolastica, l’associazionismo culturale, religioso e sportivo, le stesse scuole guida e, prima di tutto, la famiglia.
Fabrizio Giulimondi





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