martedì 8 agosto 2017

MAFIE: L’AZIONE DI CONTRASTO AL CRIMINE ORGANIZZATO - CONCLUSIONI

Il 25 ottobre scorso, con una risoluzione del Parlamento europeo, gli europarlamentari hanno chiesto l’adozione di un Piano d’azione per l’eliminazione della criminalità organizzata, della corruzione e del riciclaggio di denaro. Il Parlamento europeo chiede norme a livello di Unione Europea per la confisca dei beni delle organizzazioni criminali ed il loro riutilizzo a fini sociali, oltre per la protezione di chi esercita l’azione di denuncia.   
Vi può essere corruzione senza Mafia, ma non esiste Mafia senza corruzione: il contrasto alla corruzione costituisce fatalmente anche un contrasto alla Mafia.
Il settore degli appalti pubblici è di primaria appetibilità per la Mafia che vi vede un modo per riciclare capitali illeciti ed ottenere lecite ed ingenti somme di denaro, fornendo contestualmente occupazione. Questo è un salto sociale e, mi si passi l’espressione, “culturale”, che le organizzazioni criminali stanno operando: dalla fase intimidatoria e violenta a quella della cooptazione della volontà umana tramite l’offerta di vantaggi ed utilità, come un posto di lavoro. La Mafia si struttura ad impresa, paragonabile ad una grande azienda multinazionale che vive nell’illegalità utilizzando, però, strumenti e percorsi formalmente legittimi. La prevenzione della infiltrazione mafiosa nelle gare d’appalto è uno dei grimaldelli principali per ostacolare l’avanzata del potere economico-mafioso, consentendo solamente alle imprese sane e tecnicamente e finanziariamente attrezzate di poter partecipare a procedure ad evidenza pubblica: se ne avvantaggia lo Stato che riceve lavori, servizi e forniture qualitativamente ottimi ed il mercato, che vede valorizzati i suoi operatori migliori.
Il rating di legalità e di impresa va esattamente in questa direzione. Il primo diventa un vero e proprio motore concorrenziale per le imprese, grazie ad un sistema di valutazione delle aziende, a fini premiali o sanzionatori, basato sul rispetto della normativa e dei codici di autoregolamentazione. L’affidabilità di un operatore economico è di primaria importanza non solo per la stazione appaltante, ma per le stesse imprese in fase di affidamento dei lavori in sub-appalto: è in questa fase che la Mafia si insinua ed è in questa fase che deve essere bloccata. Il rating di impresa, introdotto nella riformulazione del codice degli appalti, va esattamente in questa direzione, soccorrendo le stazioni appaltanti nella individuazione del soggetto aggiudicatario, che deve possedere sin dalla presentazione dell’offerta requisiti reputazionali in relazione alle proprie capacità strutturali e d’affidabilità.
Quanto sino ad ora accennato suggerisce la necessità di investire in trasparenza: una Pubblica Amministrazione intesa come una turatiana “Casa di vetro” costituisce il più grande ostacolo all’opera di corruttela, che sostanzia uno dei principali cromosomi del DNA mafioso.
Gli open data formano gli anticorpi ai condizionamenti malavitosi degli apparati pubblici. Di questi anticorpi più se ne immettono nel sistema e più la resistenza alla ramificazione metastatica mafiosa è efficace e vincente.
Credo che oramai si è preso coscienza che la Mafia, o meglio, le Mafie, rappresentino un problema non solo di ordine interno alla sovranità nazionale, ma anche di sicurezza internazionale.
Il fenomeno sociale ed economico della globalizzazione ha coinvolto anche le Mafie, che oramai interloquiscono fra di loro e stipulano accordi criminali ed affaristici al pari di qualsiasi altro soggetto privato o pubblico. La Mafia è un modello agevolmente esportabile, una sorta di format da prendere a modello e riprodurre negli Territori più disparati.
La dimensione sempre più marcatamente transnazionale dei processi economici, specialmente sul versante finanziario, rischia di mettere fuori gioco gli strumenti giuridici tradizionali a base nazionale. Le più sofisticate forme di criminalità organizzata si muovono in questo spazio astatuale accumulando ingenti capitali, in una vasta rete opaca e sfuggente di alleanze. Per questo immaginare e progettare un’Antimafia a livello europeo può dare vita ad un percorso efficace di effettivo contrasto al fenomeno della globalizzazione criminale di stampo mafioso. Come suggerito dai tavoli tecnici di lavoro per gli Stati Generali Antimafia, due possono essere le strade da seguire: il rafforzamento della cooperazione del sequestro e della confisca dei beni mafiosi all’estero, unitamente al consolidamento della cooperazione internazionale, rendendo capaci gli uffici giudiziari italiani a compiere azioni oltre i confini nazionali.
Parallelamente alla globalizzazione delle Mafie si deve procedere alla globalizzazione del dialogo fra autorità giudiziarie e polizie.
Le Mafie seguono i capitali e la mafia con la scoppola in testa è un antico retaggio che può piacere ai cineasti, ma non corrisponde più alla realtà odierna: i mafiosi sono diventati poliglotti ed esperti di regole della finanza e dell’economia e gestiscono “affari” di ogni tipo. Mafia, infatti, vuole dire commercio di droghe, ma anche tratta di esseri umani in concomitanza all’incremento del fenomeno migratorio di massa.
Come afferma il compianto sociologo Bauman, non si possono dare risposte locali a problemi globali, vista la presenza di Mafie in molti Paesi europei ed extra-europei.  
La diversità delle legislazioni penali fra i vari ordinamenti può rappresentare un ostacolo alla cooperazione internazionale e, per tale ragione, è opportuno in seno alla Comunità internazionale renderle maggiormente omogenee.
Non da ultimo il sopraggiungere di “fuoriusciti” dalle “cosche” ha determinato, in alcuni casi, un cambiamento “strutturale” delle associazioni mafiose, che, talora, hanno assunto una fluidità ed una diffusività maggiormente difficoltosa da controllare.
Come la Mafia parla linguaggi criminali diversificati con variegate modalità operative a seconda di dove opera, altrettanto deve essere multiforme l’azione portata avanti dagli ordinamenti giuridici a livello nazionale, europeo ed internazionale.
Nell’andare alle conclusioni mi corre il dovere ricordare lo straordinario lavoro compiuto dai giornalisti, anche a rischio della propria vita, nel raccontare verità scomode: per questo voglio cogliere l’occasione per ringraziarli di vero cuore per il preziosissimo lavoro di informazione e di denuncia.
La magistratura e la polizia compiono un lavoro incessante di prevenzione e contrasto e, credo, sia doveroso ricordare i tanti, troppi eroi fra magistrati e forze di polizia che hanno dato la loro vita, o sono rimasti feriti, in questa incessante battaglia contro – mi si consenta l’espressione – questo “Male Assoluto” dei nostri tempi.
Fabrizio Giulimondi


Nessun commento:

Posta un commento