martedì 3 gennaio 2017

"IL LABIRINTO DEGLI SPIRITI" DI CARLOS RUIZ ZAFÓN: UN CAPOLAVORO ASSOLUTO



Con “Il labirinto degli spiriti” (Mondadori) siamo giunti alla conclusione della tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati dell’iberico Carlos Ruiz Zafón, dopo aver goduto di “L’ombra del vento”, “Il gioco dell’Angelo” e “Il Prigioniero del Cielo”.
In questi anni ho letto centinaia fra romanzi, saggi e racconti, una buona parte da me recensiti, ma non si può recensire un’opera d’arte: “Il labirinto degli spiriti” è il più bel libro che abbia mai letto in vita mia.
Le parole di una recensione non possono contenere il sublime.
Le parole di una recensione non possono esprimere l’eccelso.
Non si può sezionare un testo ed analizzarne i vocaboli, l’architettura di espressioni, l’ingegneria di locuzioni, la composizione di sintagmi, lemmi e fonemi, l’urto di concetti e idee, pensieri e valori, storie, tragedie e gioie, sangue, sorrisi e sguardi, non si può scrutinare una narrazione che in ogni suo passaggio è la manifestazione di un capolavoro assoluto di uno scrittore come Zafón, probabilmente il più grande romanziere contemporaneo.
Il labirinto degli spiriti” strapperà al lettore l’anima.
Fermín è la creatura più nobile, adorabile e amabile che mente di letterato negli ultimi decenni abbia creato.
Chi non leggerà questo incanto in cui tutte, ma proprio tutte, le emozioni saranno divelte dalla sede dove riposano, compirà un incomprensibile errore: “Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un’anima. L’anima di chi l’ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto e hanno vissuto e sognato con lui. Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scivolare il suo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si rafforza”.
Fabrizio Giulimondi

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