domenica 22 marzo 2015

"THE DIVERGENT SERIES - INSURGENT" DI ROBERT SCHWENTKE

Locandina italiana The Divergent Series - Insurgent
Il Signore degli Anelli è stato l’inizio, poi sono arrivati Harry Potter e le saghe di Twilight ed Hunger Games e, infine, Divergent series con il secondo film “Insurgent” di Robert Schwentke.
Oramai le vecchie serie televisive, oggi chiamate fiction, sono state trasbordate dal piccolo al grande schermo. Oramai i film di queste opere fantasy rappresentano episodi che si snocciolano negli anni, con il povero spettatore che si deve raccapezzare nella complessa trama, dovendosi ricordare gli accadimenti dell’ultimo film-puntata visto non meno di un anno prima. Oramai, per giunta, v’è l’abitudine di suddividere l’ultimo film, tratto dell’ultimo romanzo da cui è presa l’intera narrazione, in due separate proiezioni, rendendo ancora più defatigante la comprensione della storia.
“Insurgent” ha uno sviluppo narrativo   - molto rimaneggiato rispetto al libro di Veronica Roth - più appannato rispetto a Divergent   e il leitmotiv - di sapore politico come il cugino Hunger Games – si sostanzia nell’indicare alla platea che l’umanità è divergente in quanto è un poco di tutto: un po’ abnegante, un po’ intrepida, un po’ erudita, un po’ candida, un po’ pacifica….e anche un po’ esclusa.
Il finale richiama volutamente il crollo del Muro di Berlino nell’avviarsi degli appartenenti a tutte le fazioni, inclusi i divergenti, verso la recinzione che separa la Città (in realtà una apocalittica Chicago sventrata post nucleare) dal resto della Terra dove vive l’umanità “divergente”.
In attesa della terza puntata…………………
Fabrizio Giulimondi
P.S.: per avere una panoramica della prima pellicola Divergent riporto la recensione pubblicata al tempo.



Divergent di Neil Burger, ennesima piacevole saga fantascientifica tratta dai tre romanzi di Veronica Roth (il che vuole dire che ve ne saranno almeno altri due di film).
La trama rispecchia canoni classici della filmografia del settore: società post bellica e post nucleare divisa in cinque rigide fazioni, a mo’ di caste: gli abneganti (mansueti e solidaristi), gli intrepidi (temerari fino all’alto rischio della vita), gli eruditi (conoscitori del tutto), candidi (amanti della verità e amministratori della giustizia ) e i pacifici (badano al raccolto ed eternamente felici). Chi non riusciva ad entrare in queste categorie era “escluso”, una sorta di paria dell’India pre –Gandhi.
E poi ci sono i divergenti, che possiedono le capacità di più classi e sfuggono, pertanto, al controllo dei dominanti (ben raffigurati da Kate Winslet, che ben ricorda una guardiana nazista). I divergenti non sono inquadrati ed inquadrabili e pensano e agiscono autonomamente e, dunque, sono pericolosi…e devono essere eliminati.
La protagonista (Tris) interpretata da Shailene Woodley (brava attrice non protagonista in Paradiso Amaro di George Clooney), prima abnegante e poi intrepida, in realtà è una divergente. La Woodley - non so se volontariamente o involontariamente - imita palesemente nella fisicità, nella mimica, nei movenze e nella recitazione, la molto più famosa eroina di Hunger Games Jennifer Lawrence. Anche lei deve superare una serie di prove, fra cui quella particolarmente suggestiva e inquietante in forza della quale le dispotiche autorità   indagano nelle paure dei partecipanti ai test. Tris sarà aiutata fatalmente ed inevitabilmente da un apparente “cattivo” chiamato “Quattro” (Theo James), la cui visione sta già facendo innamorare frotte di ragazzine.
Oramai le saghe letterarie e, di conseguenza, cinematografiche, fanno da padrone nei cinema del mondo, non sempre ottenendo buoni risultati in termini di qualità (di botteghino sicuramente si). Divergent, nella sua prima “puntata” sul grande schermo, può essere valutato di buona fattura come storia, come scene vibranti di action movie e di effetti speciali e, anche, per la recitazione mai monotona o scontata.
Ultimo aspetto da rimarcare che colpisce molto: la quasi assenza di parole volgari e la completa mancanza di scene di nudo: si fossero sbagliati gli Autori?


Fabrizio Giulimondi

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