domenica 15 giugno 2014

"PER DIECI MINUTI" DI CHIARA GAMBERALE

Dopo la recensione a “Le luci nelle case degli altri” (2010) e a “Quattro etti di amore, grazie“ (2013), non poteva mancare una riflessione sull’ultima fatica letteraria di Chiara Gamberale Per dieci minuti (Feltrinelli), finalista al Premio Bancarella del prossimo 20 luglio.
In modo liquido e gradevole, anche se talvolta anodino, la Gamberale racconta in stile autobiografico il periodo della vita durante il quale ha partorito il romanzo “Quattro etti di amore, grazie”. Nell’A.D.  2012 la scrittrice  ha traslocato  da  “La Mia Casa di Vicarello” per andare a vivere con il consorte a Roma, è stata  lasciata da “Il Mio Marito” e  ha perso “La Mia Rubrica”.
L’esperimento antroposofico steineriano suggerito dalla psicanalista a Chiara come metodo terapeutico per ritornar a riveder le stelle, consiste nel porre in essere, per un mese intero e per dieci minuti al giorno, comportamenti mai realizzati nella propria vita di quasi trentasettenne. Durante questo viaggio dell’anima e del corpo, che si svolge nel mese di dicembre del 2012, l’Autrice è accompagnata da un ragazzo eritreo, Ato, conosciuto alla Città dei Ragazzi in via della Pisana a Roma, oltre che  da un  amico di vecchia data, Gianpietro, omosessuale bipolare che parla sempre al femminile, trasformando nel genere opposto qualunque sostantivo maschile.
L’idea di fondo ricorda la pellicola  del 2008 di Peyton Reed “Yes man” e, i continui agganci agli eventi di quel trancio temporale (la visita alla  mostra delle pitture di Jan Vermeer alle Scuderie del Quirinale, la visione del film “Lo Hobbit”, la ignuda partecipazione della stessa Gamberale allo spettacolo teatrale Fratto X, il richiamo alle vicine elezioni politiche del febbraio 2013), rafforzano il carattere biografico del racconto e lo rendono ancora più veritiero e sentito dal lettore.

Fabrizio Giulimondi

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