sabato 10 maggio 2014

"DIO DI ILLUSIONI" DI DONNA TARTT

Dio di illusioni
“Dio di illusioni”, opera prima di Donna Tartt (BUR Rizzoli) - di cui l’ultima fatica letteraria “Il cardellino” è recensita in questa stessa Rubrica - , è uno di quei romanzi che segna lo spirito del lettore, lasciando strascichi di turbamento per giorni.
“Dio di illusioni”, ossia la blasfemia e l’oscenità del male avviluppate in un modus scribendi eccelso, che lascia senza fiato, dove la violenza, la amoralità e il disfacimento fisico e psichico si mischiano, si amalgamano e si fondono con lemmi, parole, aggettivi, espressioni lessicali sublimi; la lingua inglese si intreccia con il greco antico e con l’idioma di Virgilio e di Orazio; la letteratura  statunitense con quella ellenica e romana.
“Dio di illusioni” è dramma shakespeariano e tragedia della Grecia del V secolo, dove la violenza e i richiami sessuali si intuiscono, non si appalesano, per educare e non sconvolgere il pubblico.
Bacheia, riti e estasi dionisiache,  paganesimo e baccanali, cinque ragazzi, una ragazza e un esimio professore universitario di culture classiche, un college di prestigio del Vermont, droghe, alcol, farmaci, genitori assenti o spregevoli, un thriller che si muove su un proscenio teatrale elisabettiano e che per seicentoventidue pagine  penetra nel lettore tenendolo avvinto impietosamente alle parti più fascinose e buie dell’animo umano, che comprendono “non solo il male, ma l’infinità di trucchi grazie ai quali il male si presenta come il bene…. (giungono) al cuore delle cose, all’intrinseco marciume del mondo.”.

Fabrizio Giulimondi

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