sabato 15 marzo 2014

"DALLAS BUYERS CLUB" DI JEAN-MARC VALLEE

Locandina italiana Dallas Buyers Club
1985-1992: il virus dell’HIV  si propaga a vista d’occhio e con esso la malattia dell’AIDS  e la  mattanza da essa provocata ovunque  siano  diffusi stili di vita senza freni.
Un texano, amante dei rodei, macho, molto macho, troppo macho (interpretato dal Premio Oscar come miglior attore protagonista Matthew McConaughey, quello che in The wolf of Wall Strett di Martin Scorsese indottrina, fra una dose e l’altra di alcool, un Leonardo DiCaprio alle prime armi nel mondo della finanza, insegnandogli un stravagante danza ritmata a colpi di pugni sul petto, cadenzata da un  cupo e prolungato suono profondo gutturale di gola) , scopre di aver contratto la patologia e di avere, a detta dei medici, solamente trenta giorni di vita.  Pensava che solo gli omosessuali fossero destinati a tale male, ma non è così.
Il suo disprezzo  per gli omosessuali è superato dalla comune malattia con un gay con accentuati tratti femminei, interpretato da uno scheletrico (e irriconoscibile) Jared Leto (Premio Oscar come miglior attore non protagonista), con cui inizierà – su e giù per il Messico - un traffico di famraci, in un primo tempo  semplicemente non autorizzati dalla americana  F.D.A. (Food and Drug Administration), poi dalla stessa definitivamente proibiti.
Lo scontro è fra  la medicina ufficiale, non interessata alla reale salute di pazienti emarginati dalla società (a partire dal protagonista che sarà isolato dagli amici e dai colleghi di lavoro),  che propone l’AZT, farmaco in realtà tossico e, spesso, mortale, e quella “domestica”, che grazie ad un cocktail di vitamine, minerali e proteine, allunga e di molto la vita ai pazienti, migliorandone il più delle volte anche la qualità.
Per certi versi ricorda l’Olio di Lorenzo di George Miller, per altri una delle prime pellicole sul tema Philadelphia di Jonathan Demme.
Intensa l’interpretazione di  McConaughey; ironica e disarmata quella di Jared Leto.
Il film di Jean –Marc Vallée  “Dallas Buyers Club” è intelligente  e, pur  trattando  un argomento scottante che ancora brucia nel mondo, non cade mai in  eccessi e brutalità,  equilibrato nell’ uso delle scene di sesso e moderato nell’utilizzo delle parole forti, dense nella prima parte della proiezione,  attenuate e diluite nei dialoghi nel  suo proseguo L’aggiudicazione del Premio Oscar come miglior attore protagonista a DiCaprio per la parte ricoperta in The Wolf of wall street o a Chiwetel Ejiofor  per il ruolo in 12 anni schiavo, forse, sarebbe stato più meritato.


Fabrizio Giulimondi


Nessun commento:

Posta un commento