domenica 23 febbraio 2014

"E L'ECO RISPOSE" DI KHALED HOSSEINI


A gentile richiesta pubblico di nuovo la recensione di questo splendido romanzo.
Fabrizio Giulimondi



“Si volge per osservarlo, il suo fratellone, il suo fedele alleato, ma il viso di lui è troppo vicino e non riesce a vederlo per intero. Vede solo la curva della fronte dove prende forma il naso e si incurvano le ciglia. Ma non le importa. Le basta essergli vicino, stare con lui, suo fratello, e mentre il sonno lentamente la trascina lontano, si sente immersa in un’onda di calma assoluta. Chiude gli occhi e si assopisce, serena, lì, dove tutto è limpido,radioso, racchiuso in un unico istante”.
Riccardo Muti quando dirige alcune opere verdiane cade in fenomeni di apnea travolto dalla potenza delle composizioni che prendono vita dinanzi al movimento delle sue mani e, dinanzi alla grandiosità della Cappella Sistina,  si può essere colti dalla sindrome di Stendhal.
Può capitare di avere le medesime sensazioni nel leggere “E l’eco rispose” di Khaled Hosseini (Piemme).
Il Cacciatore di Aquiloni  ci ha emozionato e Mille splendidi Soli ci ha reso silenti.
“E l’eco rispose” Vi penetrerà dentro e lì rimarrà.
Sa di zenzero, di zafferano e di cedro.
Odora di tristezza, di malinconia e di rimpianto, che si trasformano in una insistente, struggente e insostenibile bellezza che trascina e travolge il lettore  per tutto il racconto e non lo abbandona mai, perseguitandolo anche dopo aver letto l’ultima parola, permanendo nell’aria, perché il lettore sa di aver vissuto un’ emozione violenta e ne ha nostalgia come di un refolo di vento fresco in una giornata afosa che gli ha lambito il viso e, poi, lo ha lasciato. A quel refolo il lettore non  rinunzia e vuole sentirlo di nuovo sulla propria pelle.
Che cosa è la Bellezza? che cosa è la Tristezza?si possono sentire e  vivere nello stesso momento? Vedrete bellezza e tristezza negli occhi verdi di una donna molto amata dai capelli color del grano, che si sono dileguati però nel ricordo di  un sogno lontano prima del risveglio.
Amerete ogni singolo personaggio a cui l’Autore dedicherà una storia la quale, lentamente e impercettibilmente,  diverrà una tessera di un puzzle, un pezzo di un mosaico e, soltanto alla fine, tutto si ricomporrà e ogni vita narrata si congiungerà l’una all’altra e, finalmente, vedrete l’affresco nel suo intero splendore: ove prima v’era una assenza subentrerà una presenza.
La tela è stata dipinta con le parole e l’inchiostro verga  il segno di sentimenti profondi e indelebili e, con gli occhi umidi, Vi attarderete qualche minuto in più, dopo aver letto l’ultima vocale, indugiando immobili sulla pagina finale, con il libro incollato nelle Vostre mani.
Mille storie, mille apparenze, mille verità, ma la Verità è e sarà una sola: mille rivoli che, solo apparentemente lontani e confusi, confluiranno nello stesso fiume, confondendovi le loro acque.
L’ inizio è un viaggio: due fratellini afghani, Abdullah, di pochi anni più grande di Pari, e il loro padre, duro, d’onore, lavoratore instancabile, Sabur, invero capace  a  raccontare  fiabe popolari di jinn,  fate e div. Pari è venduta a ricchi signori e con la separazione dei due bambini la narrazione inizierà ad attraversare la Vostra anima,  per poi lì giacere:
Ho incontrato una fatina triste
Seduta all’ombra di una betulla.
Conosco una fatina triste
Che una notte il vento ha portato via con sé”

Fabrizio Giulimondi

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