venerdì 21 giugno 2013

"LE COLPE DEI PADRI" DI ALESSANDRO PERISSINOTTO: SECONDO CLASSIFICATO AL PREMIO STREGA EDIZIONE 2013

Le colpe dei padri (secondo in classifica  al Premio Strega edizione 2013) di Alessandro Perissinotto (Piemme), già tributario  del Premio Selezione Bancarella 2012 con Semina il vento 
Chi è Guido Marchisio? Chi è Ernesto Bolle? Sono la stessa persona o  sono due persone diverse con una unica peculiarità nel colore dell’iride, l’eterocromia?
Il primo viene da una famiglia alto borghese dei quartieri bene di Torino.
Il secondo è figlio di una coppia dei “bassi” torinesi  che militava nelle Brigate Rosse, morta nel sangue.
Guido Marchisio è un ingegnere, importante  dirigente della Fiat, che deve mettere mano, per conto di “capi” più in alto di lui, alla ristrutturazione dell’azienda a causa della crisi che affligge l’Italia.
Ristrutturazione è sinonimo di cassa integrazione e, poi, di licenziamento per chiusura degli impianti, delocalizzati presso Stati ove la manodopera e il materiale  costano molto meno.
Un vero manager esercita tale incarico con durezza e determinazione, non badando a quisquilie umane o sentimentali, anche se tali decisioni portano alla disperazione operai e impiegati e, la disperazione, talora, conduce al  suicidio. Ma Guido Marchisio rientra in questa cerchia di esseri umani?
La Fiat. La Grande Fabbrica, matrigna e consumatrice delle anime e dei corpi di chi ci lavora. Il lavoro ripetitivo degli addetti alle catene di montaggio. Il canglore assordante delle macchine. Il puzzo dei  fumi che si riversano direttamente nei polmoni dei lavoratori.
Ogni personaggio, anche secondario, è descritto  in maniera nitida, a tratti marcati. Ognuno di essi è espressione di una ideologia passata, triste ma sempre drammaticamente reale. La provenienza di molti di loro è legata alla cultura marxista-comunista, che ha infarcito ogni momento della loro esistenza, perché non sussisteva né sesso, né cinema, né teatro, né spazio ludico che non dovesse essere "impegnato", non dovendosi lasciare  nulla alla giocosità di una normalità esistenziale.
E poi sono arrivate le P38 e le persone non sono state più tali ma vittime o carnefici.
La fictio letteraria adoperata dall’Autore per raccontare la storia è intrigante: è lo stesso Perissinotto ad intervistare  il protagonista, Guido, sino al finale.
Vedete, ha ragione lo scrittore! L’epilogo  di un libro non può essere necessariamente a lieto fine, perché spesso è la stessa  esistenza umana  a non  consentirlo.
“La vita non ci offre sempre un bel finale preparato: lo concede ad alcuni, ma lo nega ad altri. I finali della vita sono spesso come quelli dei brutti romanzi: improvvisi, bruschi, immotivati”


Fabrizio Giulimondi

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