domenica 17 marzo 2013

FABRIZIO GIULIMONDI: CUBISTI CUBISMO AL VITTORIANO A ROMA


 Picasso, nudo
  
“Cubisti Cubismo” è una mostra da non perdere, molto ben allestita, al Complesso del Vittoriano a Roma (Campidoglio), dall’8 marzo al 23 giugno 2013.
Potrete ammirare le  bizzarrie cubiche – come le definì Louis Vauxcelles – di Picasso, Braque, Gris, Leger, Gleizes, Metzinger, Picabia, Foltyn, Hartley, Rivera, Goncharova, Herbin, Severini, Soffici, Lewis, Villon, Bell, Marchand e Max Weber.
Non è solo una esposizione delle opere dei più importanti pittori cubisti, ma sul cubismo in tutte le sue articolazioni linguistiche, ossia sulla applicazione della concezione filosofica cubista anche alle altre arti.
I cubisti sono i seguaci dell’arte pittorica i quali, sviluppando elementi presenti nei quadri di Cézanne, a partire da Picasso e Braque, evocano una idea di movimento,  dinamismo e simultaneità, offrendo una immagine sfaccettata di un mondo moderno e della sua complessità. Il cubismo è il fenomeno artistico che parte dai cubisti e, quindi, dal mondo figurativo, per estendersi alla architettura, alla letteratura, alla poesia (Apollinaire ne fu convinto interprete letterario e poetico), al teatro, alla musica (i brani del grande compositore russo Igor Stravinskij fanno da colonna sonora alla mostra), al cinema, al design, all’arredamento e alla moda.
Il cubismo nasce nei primi  del 1900 e Picasso e il suo simbiotico amico Braque, a seguito dello studio sullo sviluppo di  germi nascosti fra le pieghe dei lavori dell’impressionista Cézanne, ne sono gli indiscussi capostipiti.
Per gli impressionisti i colori hanno un valore simbolico: il colore come simbolo, al di fuori di una reale corrispondenza fra esso e la realtà, fra questo e la sua  vera presenza in rerum natura.
Pablo Picasso nel 1907 e Georges Braque nel 1908 iniziano a scomporre le forme, a ridurre la gamma cromatica, a dissociare i piani, a moltiplicare i punti di vista, a ridurre e trasformare le figure in strutture geometriche generalmente cubiche. Braque sino al suo incontro con Picasso seguiva lo stile Fouve, che appiattiva e semplificava le forme, rifiutava la prospettiva, aboliva il chiaro scuro e tracciava  linee nette di contorno.
Dall’approccio di Cézanne e dallo stile Fouve Braque e Picasso (la cui tecnica espressiva talora si è confusa per la estrema somiglianza fra i due pittori, arrivando a determinare difficoltà di riconoscimento nella attribuzione di alcune tele se all’uno o all’altro da parte di  storici dell’arte) danno vita al cubismo e dipingono figure sproporzionate e spezzettate, posizionate in una prospettiva non accademica, non meccanica, tanto che ciò  che “naturisticamente” dovrebbe essere intravisto “dietro”, nelle loro opere balza in avanti. Braque e Picasso  partecipano insieme a Cézanne dell’amore per la cultura africana e, riprendendo le idee impressioniste di Cézanne, abbandonano l’uso “classico” e “ordinario” dei colori. Nelle Les Demoiselles d’Avignon nel 1907 Picasso colora simbolicamente (uso simbolico del colore secondo la tradizione tecnica impressionista) le prostitute all’interno di un bordello, oltre i confini fissati  dall’ordine “coloralmente”costituito del Creato: “Quando inventammo il cubismo – disse Picasso -  lo facemmo senza intenzione: volevamo soltanto esprimere quello che avevamo dentro.”.
La contaminazione fra cubismo e futurismo è inevitabile vista la concomitanza temporale fra i due movimenti culturali. Il cubismo si affaccia fra il 1907 e il 1908, quando il 20 febbraio 1909 nasce il  futurismo a seguito della pubblicazione del Manifesto di Marinetti.
Già prima ho messo in luce le peculiarità del  movimento, del  dinamismo e della  simultaneità che caratterizzano l’azione artistico-pittorica dei cubisti. Sono elementi che unitamente alla velocità e alla esaltazione della modernità e della tecnologia troviamo anche nel futurismo.
La contaminazione fra approccio futurista e cubista la riscontriamo massimamente  nel cubofuturismo di cui ho già parlato nel commentare la mostra sull’Avanguardia sovietica in questa stessa Rubrica.
Il cubofuturismo esprime geometricamente la rivoluzione industriale portata avanti da Lenin e Stalin, che industrializzando forzatamente il sistema economico dell’Urss, condussero  masse di contadini nei grandi centri industriali, trasformando manu militari parte della produzione russa da agricola a industriale. Il cambiamento modernizzatore portato dalla nascente classe operaia sorta con la  rivoluzione di ottobre del 1917 (futurismo), viene  espresso con forme cubiche (cubismo), dando corpo al cubofuturismo.
La Città di Mosca vista dall’occhio di  Kandisky e degli altri appartenenti all’Avanguardia russa, fa pendant con la interpretazione figurativa in chiave cubista statunitense della Grande Mela di Max Weber, che potrete contemplare nella sala a piano terra del Vittoriano, insieme a Veduta di città di Jean Marchand, alla Mulattiera e casa a Ceret di Auguste Herbin, a Puteaux fiumi e alberi in fiore di Jacques Villon e, particolarmente interessante, al Ritratto di Dostoevskij di Frantisek Foltyn, in cui la fronte del gigante della letteratura russa è dipinta ingigantita e spaziosa oltre misura,  per rappresentarne plasticamente l’immane  genio.
Ultima annotazione: al secondo piano Vi consiglio di soffermarvi lungo la balconata per godere della veduta di insieme dei quadri, dei loro colori, delle loro destrutturate figure, delle loro disarmonicamente armoniche linee, immaginate da tocchi di mani e di dita che hanno accompagnato l’Umanità, dicendola con il neoplatonico fiorentino Marsilio Ficino, ad sidera coeli. 

Fabrizio Giulimondi

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