mercoledì 26 dicembre 2012

"SEMINA IL VENTO" DI ALESSANDRO PERISSINOTTO



 
Semina il vento, di Alessandro Perissinotto (Piemme), romanzo fra i finalisti del premio Bancarella 2012, vinto da Marcello Simoni con “Il mercante di libri maledetti” (recensito in questa rubrica),  è talmente avvincente che non smetterete di leggerlo finché non sarete giunti all’ultima riga…. e che ultima riga!
La  docenza  universitaria in letteratura a Torino di Perissinotto è messa in luce per tutto lo sviluppo narrativo, sia per l’agilità e la freschezza della scrittura che rende scorrevolissima la lettura del libro, sia per le dotte ed interessanti spiegazioni, sotto l’aspetto etimologico e semantico, di alcune espressioni di origine francese (la parola medusee, adoperata a pag. 219, intesa come  “impietrito”, fornisce  il destro per  una breve dissertazione infarcita delle sfumature di significato che implicano la sua traduzione in italiano) e dialettale di  Molini, in Provincia di Torino, ove si svolge la parte più corposa della storia.
Giacomo è in prigione e il racconto prende la forma del memoriale che, su richiesta dell’avvocato, egli scrive per dimostrare  alla Autorità Giudiziaria la sua innocenza. Invero, il documento non assumerà il ruolo di strumento defensionale per Giacomo, ma rappresenterà l’occasione per parlare minuziosamente, dettagliatamente, scrupolosamente della sua storia d’amore con Shirin, ragazza iraniana conosciuta a Parigi, laica, disinibita, colta, appartenente alla  buona borghesia persiana e poi francese; del suo profondo legame coniugale con lei; della decisione  di entrambi di andare a vivere nella casa natia di lui a Molini, per godere della bellezza  dei piccoli centri e delle loro radicate tradizioni; della iniziale cordiale accoglienza e delle prime  avvisaglie di fastidio da parte della comunità locale nei confronti Shirin.
La narrazione a questo punto procede celermente, travolgendo il lettore  nella  follia islamica, nel chador, nell’hijab e nella tragedia.
Ovviamente la critica seguace del politically correct ha dato addosso alla sparuta comunità di Molini, parteggiando per il maestro (personaggio, insieme alla consorte, indubbiamente affascinante che, come tutte le  grandi figure dei romanzi, suscitano contrasti marcati, cha vanno, senza troppe sfumature e gradazioni, dall’amore all’odio), il quale -  credo -  possieda  alcuni elementi biografici e autobiografici dell’Autore.
Io, invece, eccettuati alcuni eccessi, sono dalla parte della gente di quella piccola località del torinese, sia per la distanza con alcune concezioni atee e laiciste di Perissinotto, sia in ragione della giustezza della lotta di  certe realtà  umane per la conservazione – e il rispetto da parte degli “ospiti” -  della propria  tradizione, dei propri costumi,  della propria cultura e del  proprio patrimonio spirituale e  religioso cattolico.
Semina il vento” richiama  l’adagio chi semina vento raccoglie  tempesta e,  il titolo con forza anticipa la piega drammatica che prenderà il romanzo da un determinato momento in poi, quando  i due estremisti, l’uno leghista, l’altro islamista, configgeranno e determineranno  il dramma per i due protagonisti e la comunità intera.

Fabrizio Giulimondi.

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