mercoledì 19 dicembre 2012

MASSIMO GRAMELLINI, "FAI BEI SOGNI", LONGANESI



Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro  una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l’assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione”.
E’ una delle 223 pagine del romanzo autobiografico di Massimo GramelliniFai bei sogni” (Longanesi);  è una delle 223 pagine che costellano un libro di rara bellezza contenutistica e di rara profondità, paragonabili solamente alle opere di Marcello Veneziani.
Pagine commoventi, emozionanti, toccanti, delicate e tenere e, poi, ironiche nel dramma, divertenti nella tragicità del racconto, leggere nella drammaticità della narrazione. Pagine che ricordano il drama greco che toccava le corde dell’anima e del cuore, senza infierire con la violenza e il sangue.
Pagine intense che descrivono come possa determinarsi la vita di  un bambino sino all’età adulta privato della  mamma, una madre che è morta quando egli aveva appena 9 anni a causa di un infarto.
Quel fanciullo è Gramellini, che ha avuto il coraggio di raccontare la sofferenza, il dolore e la disperazione nascosta nelle anse più  intime di se stesso; come quel bimbo insieme al suo peso sia diventato l’affermato giornalista  del quotidiano la  Stampa di Torino  e il noto polemista televisivo che noi conosciamo; quale percorso professionale abbia attraversato, dallo sport, alla politica, ad inviato di guerra nell’inferno di Sarajevo, dove incontra Salem, con lo stomaco squarciato da una pallottola sparata da un cecchino serbo. E tutto questo mentre Belfagor è dentro di lui: ”Belfagor è il nome che da bambino avevo dato al mostro che abita dentro di noi. Uno spiritaccio animato da buone intenzioni, in realtà pernicioso, perché pur di tenerci lontano dalla sofferenza ci chiude in una gabbia di paure.  Paura di vivere, di amare, di credere nei propri sogni”.
L’assenza della mamma, la morte della madre, ha segnato profondamente sino alla età di 49 anni Massimo Gramellini, anche nelle sue relazioni con le donne, finché non ha incontrato la attuale moglie, Elisa. Ecco il suo cuore risuscitato  come parla dei sentimenti: ” Le emozioni sono violente e brevi, colpiscono e svaniscono. I sentimenti invece sono lenti e profondi, a volte noiosi. Ma parlano il linguaggio universale del cuore, che non si esprime attraverso le parole e i ragionamenti, ma con i simboli”.
E sopraggiunge la verità, fatalmente ed ineluttabilmente la verità, non conosciuta sino alla soglia dei 50 anni o, forse, sempre saputa e fuggita per lungo, troppo, tempo. Madrina, una vecchia amica della madre e della famiglia, gli consegna una busta……
Turbamento e rigenerazione è quello che ho provato al termine della lettura di questo libro “unico”: è un imperativo kantiano immergervisi!
Credo che  lo rileggerò almeno un’altra volta.
Vorrei terminare con un pensiero di George Bernard Shaw, ripreso dallo stesso Autore del romanzo: “La missione di un uomo consiste  nell’essere una forza della natura e non un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l’universo non si dedica a renderlo felice”.

Fabrizio Giulimondi

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