venerdì 28 dicembre 2012

DARIA BIGNARDI: "NON VI LASCERO' ORFANI"


 
Ho letto il terzo libro di Daria BignardiNon vi lascerò orfani” (Mondadori), in realtà la sua opera prima  (cui sono succeduti in ordine di tempo Un karma pesante e Una acustica perfetta - il mio preferito, entrambi in commento in questa  stessa rubrica), destinataria di ben tre premi letterari: Rapallo Carige, Elsa Morante e Librai Città di Padova .
Il titolo Non vi lascerò orfani” è tratto dal Vangelo di Giovanni ed è il nostalgico e commosso ricordo della famiglia della Bignardi, a partire dai bisnonni. Il racconto si concentra sulle figure del padre e, specialmente,  della madre, morta nelle settimane antecedenti alla scrittura e la pubblicazione, nel 2009, del libro.
In verità la storia parla diffusamente della madre, con numerose, toccanti e, talora, vibranti pagine sul suo carattere, la sua personalità, sull’amore profondo della Bignardi per lei, sul legame intenso  che univa figlia e mamma, nonostante quest’ultima fosse “imprigionata nel suo sistema di ansie, paure, sensi di colpa e strade tracciate”.
Lo scritto trasuda di senso della famiglia, un antico, splendidamente tradizionale, senso della famiglia che l’Autrice esprime e vuole trasmettere ai due figli (Ludovica e Emilia), ai nipoti che verranno e, per il loro  tramite, ai lettori. Qui l’immagine lievemente aristocratica e gauche della Bignardi televisiva cede il passo ad una figlia tenera, apprensiva, familista, tesa a non far preoccupare mai la madre, assecondandone le sue mille piccole e grandi manie e sempiterne preoccupazioni.
La morte è un’altra presenza costante del lavoro, ma non crea angoscia e tristezza,  ma è il collante dell’ insieme di scene di vita quotidiana, di affetti nascosti, saldi, veri,  di immagini di una famiglia della Romagna, unita, stretta nella propria  terra, nella propria casa, nelle proprie  vacanze sempre nei stessi periodi dell’anno, negli stessi luoghi di mare, mangiando quelle gustose pietanze, bevendo quel buon vino, in quei ristoranti: la Scrittrice desidererebbe che lo stesso facessero il suo Ludovico e le sua Emilia, che anche loro conoscessero il calore di una famiglia normale, i  suoi vincoli, la sua unità.
Leggendo questo romanzo, introspettivo ed intimista, riuscirete  a raffigurarVi davanti agli occhi quelle  tavolate dove padri, madri, figli, cugini, zii, nonni e nipoti si radunano, e dove i sentimenti parentali ancora sono solidi e vivono di un tepore che la Bignardi mirabilmente fa vivere e rivivere.
Fabrizio Giulimondi

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