mercoledì 6 giugno 2012

LICENZIAMENTI NEL PUBBLICO IMPIEGO



Economia Cristiana

I LICENZIAMENTI NEL PUBBLICO IMPIEGO: TANTO RUMORE PER NULLA!

Il Governo sta predisponendo un disegno di legge delega sulla riforma del lavoro pubblico e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero (competente, fra l’altro, nella materia del lavoro privato) sta contestando al Ministro per la Pubblica Amministrazione  e la Semplificazione Filippo Patroni Griffi (competente, fra l’altro, nella materia del lavoro pubblico) l’assenza nell’articolato di previsioni stringenti  in tema di licenziamenti individuali anche per i pubblici dipendenti, con ingiustificato trattamento – a detta del Ministro Fornero – rispetto ai lavoratori privati, destinatari di una rigorosa riforma del mercato del lavoro,  appena approvata dalla Assemblea di Palazzo Madama e, attualmente, all’esame  della Camera dei Deputati.
Non capisco di cosa si stia discutendo!
Il Testo Unico sul pubblico impiego (d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165), nella versione conseguente all’ultima modifica apportata dal c.d. Decreto Brunetta (d.lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, in attuazione della legge delega 4 marzo 2009, n. 15), disciplina – eccome! – la materia dei licenziamenti individuali.
Il licenziamento possiede natura disciplinare ed è previsto nelle seguenti ipotesi:
  • falsa attestazione della presenza in servizio;
  • assenza priva di valida giustificazione;
  • ingiustificato rifiuto del trasferimento;
  • falsità documentali o dichiarative;
  • reiterate e gravi condotte aggressive o moleste o minacciose o ingiuriose;
  • condanna penale definitiva;
  • valutazione di insufficiente rendimento (parimenti al settore privato).
Nella evenienza in cui  vi sia un eccesso di personale presso una struttura pubblica, inoltre,  l’Ente in surplus ha l’obbligo di   procedere alla c.d. mobilità collettiva, che si sostanzia nella collocazione in disponibilità presso altre compagini amministrative. Il  collocamento in parola  dura perentoriamente per non più di 24 mesi e,  consente la percezione da parte del personale in esubero dell’80 per cento della retribuzione, inclusa l’indennità integrativa speciale (similmente  alla Cassa Integrazione Guadagni del mondo privatistico, nel quale, però, v’è anche la possibilità della proroga per ulteriori 12 mesi a seguito di approvazione della Cassa Integrazione Straordinaria).
Cessati i due anni senza che la “risistemazione” del lavoratore pubblico sia avvenuta, il rapporto di lavoro si risolve automaticamente.
Domanda: la legge delega sulla riforma del pubblico impiego che i tecnici del Ministero di Patroni Griffi stanno mettendo a punto che cosa altro dovrebbe prevedere? Forse il licenziamento individuale economico? Ma tale forma di “espulsione coattiva” non ha alcun senso all’interno della Pubblica Amministrazione, fornendo essa servizi pubblici di natura generale fruibili in modo indifferenziato dalla collettività, prevalentemente  non apprezzabili sotto un aspetto  economico-finanziario.
Non possiamo che dire insieme a Shakespeare  “Much ado about nothing!”
Alcune volte il furore ideologico avverso  il sistema pubblico fa sbagliare anche i migliori tecnici.
Concludo ricordando che: “La finanza pubblica deve essere sana. Il bilancio deve essere in pareggio. Il debito pubblico deve essere ridotto. L’arroganza della amministrazione deve essere combattuta. La popolazione deve ancora imparare a lavorare invece di vivere di sussidi pubblici.” Indovinate questa frase chi l’ha pronunziata? Il grande Cicerone nel 55 A.C…..Il tempo passa, i problemi sono sempre gli stessi, almeno qui in Italia!

Prof. Fabrizio Giulimondi

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