lunedì 28 maggio 2012

La voce invisibile del vento


“La voce invisibile del vento” di Clara Sanchez (Garzanti), romanzo onirico lievemente ansiogeno, forse troppo lungo rispetto alla narrazione, talora con troppe parole (“Troppe note!” disse l’imperatore d’Austria  Giuseppe II a Mozart compulsato da Salieri) e qualche descrizione inutile di troppo, di livello indiscutibilmente inferiore rispetto al bellissimo “Il profumo delle foglie di limone”, già oggetto di commento entusiastico su questa rubrica.
Il romanzo- similmente al precedente – si struttura in capitoli in cui in uno parla un protagonista e nell’altro il co-protagonista, e così via (ricordando un po’ “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco).
Una famiglia in vacanza sulla costa spagnola: Felix(il marito), Julia (la moglie), che da poco hanno avuto un figlio, Tito. Julia va a comperare il latte ma ha un incidente con la sua vettura. Il racconto prosegue come se nulla fosse. Lei racconta l’affannosa e angustiante ricerca del villaggio turistico dove ha lasciato  il marito e il figlio, villaggio che sembra essersi volatilizzato, non accorgendosi che in realtà è in coma, o meglio in un sonno profondo da cui non riesce a svegliarsi,  in una stanza di ospedale:  tutto ciò che il romanzo narra “ a nome di Julia “ in realtà sono sogni che si sviluppano come se fossero reali.
Le vicende  oniriche della moglie si agganciano con gli avvenimenti che si snodano  intorno a lei: i sogni si formano a seguito delle parole che il marito e la madre le rivolgono nella stanza di ospedale. Un personaggio  misterioso, anche esso degente nella struttura ospedaliera, Abel, si aggiunge alla moltitudine di “comparse” e,  la sua voce è percepita da Julia con le fattezze dei suggerimenti  di un angelo.
Le  voci daranno corpo  ad altri sogni che si concatenano con i precedenti ed i successivi, concretando un percorso faticoso e nebuloso dai contorni incerti e inquietanti come quelli dei  sogni, cammino  teso al risveglio, ad uscire  dalla realtà del “coma” per andare verso la  realtà della vita.
Tutto ciò che si determina al di  fuori del suo corpo immobile, le voci, le parole, i suoni, i rumori, il contatto fisico, gli odori, come quello di una torta al cioccolato, si trasfondono nel subconscio di Julia, trasformandosi e trasmutandosi nella dimensione onirica che rappresenta la  sola realtà che conosce  per otto giorni  Julia.
I personaggi dei suoi sogni – come Marcus -  sono realmente esistenti: anzi, il subconscio per mezzo di essi fa uscire verità nascoste della esistenza di Julia antecedente  lo scontro automobilistico.
I sogni cominciano a fare parte anche  della vita   di Felix.
Sono i sogni il tessuto connettivo della narrazione e,   questi, entrano in contatto con la realtà in maniera  sempre più frequente e ripetuta  nell’avanzare della trama: realtà e sogno si intersecano fra di loro con maggiore incidenza e rapidità nell’avvicinarsi dell’ ottavo giorno.
Il finale lo lascio a Voi.

Fabrizio Giulimondi

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