lunedì 14 maggio 2012

DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE CON FORMULA PIENA PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE DEL MIO AMICO FRATERNO CASERTANO GIORGIO MAGLIOCCA

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/media/foto/2012/02/25/magliocca--190x130.jpgDEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE CON FORMULA PIENA PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE DEL MIO AMICO FRATERNO CASERTANO GIORGIO MAGLIOCCA (OTTO MESI E MEZZO IN CARCERE E DUE AGLI ARRESTI DOMICILIARI): GIORGIO MAGLIOCCA E’ COMPLETAMENTE INNOCENTE!

GIORGIO MAGLIOCCA E’ PERSONA E POLITICO DI GRANDE CAPACITA E RIGORE’!

GIORGIO MAGLIOCCA E’ MORALMENTE INATTACCABILE!

 IL SUO AMICO ROMANO FABRIZIO GIULIMONDI 

 Il Gup del Tribunale di Napoli, dottor Eduardo De Gregorio, ha ritenuto non sussistenti i fatti di cui all’ipotesi accusatoria (ndr sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste del 20 febbraio 2012). Le emergenze processuali, scrive il Tribunale di Napoli, “frantumano” l’impianto della Dda di Napoli. In particolare, si legge nella sentenza n. 1069/12, per il 2006, anno in cui secondo la Procura di Napoli l’ex sindaco Magliocca avrebbe stretto uno scellerato patto elettorale con il boss Pietro Ligato, in cambio del rilascio di una concessione edilizia, “le condotte non risultano provate nel loro accadimento storico.”
 “Le dichiarazioni del pentito Pettrone – continua infatti il Gup – non solo sono state smentite dal teste di riferimento Anziano ma sono negate anche da quanto emerge in atti circa i periodi di detenzione di Ligato Pietro; costui, secondo quanto certificato dal Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, fu detenuto dal 6 ottobre 2004 al 20 luglio 2006, ben oltre la chiusura del periodo elettorale, pertanto impossibilitato a tenere i comportamenti riferiti dal Pettrone che lo aveva immaginato personalmente e direttamente impegnato per il Magliocca in campagna elettorale”. In relazione ai fatti del 2002, anno in cui Magliocca avrebbe stipulato – secondo l’accusa - uno scellerato accordo politico-mafioso con il locale clan in cambio di una allegra gestione dei beni confiscati, il giudice De Gregorio scrive circa “i tempestivi adempimenti (ndr grazie a Giorgio Magliocca) riguardanti la concessione dell’appartamento in Pignataro, dalla rapida acquisizione di tutti i beni al patrimonio comunale (ndr grazie a Giorgio Magliocca), da una discreta generale attività di controllo sulla loro sorte (ndr grazie a Giorgio Magliocca)” e di “ gravi errori e consistenti inadempienze di altri soggetti tenuti ad intervenire nelle procedure…. una chiara presa di distanza ed iniziativa nei confronti della ritardataria associazione Icaro…. costituzione di un ufficio beni confiscati nel 2000”; circa le cene raccontate dal braccio destro del capo clan Lubrano Raffaele, sul quale il Gup sottolinea la poco “cristallina” personalità e getta un’ombra sulle sue reali “intenzioni” circa il riferimento dei momenti conviviali, Magliocca “nulla promise e di conseguenza alcun contributo concreto, specifico e consapevole dette o ha dato ai fini della conservazione o del rafforzamento dell’associazione criminale”.
      Vi riporto anche l'articolo di Rosaria Capacchione, nota, coraggiosa e attenta giornalista anticamorra, pubblicato oggi 12 maggio sul quotidiano "Il Mattino", dal titolo "Pentiti non cristallini: ecco perchè Magliocca è innocente". 

"Un pentito poco credibile, un movente poco verosimile, l'aiuto al clan smentito dagli stessi accusatori. E la cena, la fatidica cena dell'accordo, al ristorante Ebla di Pontelatone, negata da alcuni, non ricordata da altri, con la materia dell'intesa - lo scambio voti-favori - che neppure il principale teste della Procura ha spiegato con elementi di fatto. E che, anzi, ha ridotto ad una chiacchierata accademica sulla necessità di dare un volto nuovo a Pignataro Maggiore, paese del casertano dove la camorra aveva l'aspetto e i nomi di Cosa Nostra. 

E' per queste ragioni, per la somma di chiacchiere non dimostrate o addirittura smentite, per lo "scarno ed equivoco quadro d'accusa" che il giudice Edoardo De Gregorio - accogliendo la richiesta del difensore, Mauro Iodice - ha assolto con formula piena, perchè il fatto non sussiste, Giorgio Magliocca, sindaco pignatarese e consulente del sindaco di Roma Gianni Alemanno, fino alla data del suo arresto. 

La sentenza è del 20 febbraio scorso; l'altro giorno il deposito delle motivazioni, 27 pagine nelle quali il Magistrato - che ha processato Magliocca, imputato di concorso esterno e di omissione di atti di ufficio, con il rito abbreviato - ha ricostruito la vicenda giudiziaria senza risparmiare considerazioni pesanti sulla qualità dei testimoni d'accusa. Partiamo da , antagonista politico di Magliocca, prima fonte della Procura. Fonte, dice il Giudice, che "deve essere valutata con grande circospezione, poichè si tratta di persona in grave e dichiarato contrasto con l'imputato, in controversia penale e civile con lo stesso e da quest'ultmo accusato di vicinanza con i Lubrano". Cioè, con gli stessi capicamorra che sarebbero, nell'ipotesi dell'accusa, sponsor di Giorgio Magliocca. 
Ne consegue, rileva il Gup, che visti i notevolissimi interessi (politici ed amministrativi) in gioco del sindaco e del suo avversario "e quindi la potenzialità devastante delle accuse mosse, le stesse notizie dei testi oculari delle cene, devono essere soppesate con rigore". Ma ecco i testi: Francesco Parisi (che non è un collaboratore di giustizia), factotum di Lello Lubrano e suo uomo di fiducia "per questo in se' non brillante attendibilità"; Eliseo Cuccaro, nipote del principale denunziante, rimproverato da Magliocca di "astio per motivi personali e politici". 
 Entrambi avrebbero partecipato alla cena pre-elettorale con Giorgio Magliocca e Lello Lubrano, ucciso nel 2002. Cene durante le quali, a detta degli stessi, "non si parlò di temi politici". All'ultimo incontro, Giorgio Magliocca - a detta di Parisi - avrebbe chiesto l'appoggio elettorale suo e di Lubrano. La contropartita? Nessuna, perchè il capoclan voleva solo "che un giovane della sua età, che si accingeva a fare il sindaco, si facesse seriamente carico dei problemi sociali del paese". Non solo. Ad un Magliocca che gli chiedeva come regolarsi con i beni confiscati alla sua famiglia, Lubrano avrebbe risposto sdegnato "Non mi interessa".
 Una risposta poco verosimile, che ha offerto al giudice l'occasione per ribadire la sua valutazione su Parisi: ha una personalità "non cristallina". Infine Giuseppe Pettrone, collaboratore di giustizia: delle stesse cene a parlato "de relato", riferendo di confidenze ricevute dalla moglie (nel periodo contestato, tra il 2004 ed il 2006, era detenuto). 
Ma la donna ha smentito, anche durante un confronto, ribadendo: "Mai parlato di queste cose con mio marito, durante i colloqui discutevamo solo di problemi economici familiari". L'altra accusa riguardava la gestione dei beni confiscati, che nell'ipotesi della Procura erano stati assegnati con ritardo con l'intento di favorire al famiglia Lubrano. 
Il Giudice l'ha smentita "alla luce della ricostruzione del fatto, caratterizzato dai tempestivi adempimenti riguardanti la concessione dell'appartamento in Pignataro (assegnato alla onlus Mondotondo, ndr), della rapida acquisizione di tutti i beni al patrimonio comunale, da una discreta generale attività di controllo sulla loro sorte, da gravi errori e consistenti inadempienze di altri soggetti tenuti ad intervenire nelle procedure"."

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