domenica 13 novembre 2011

Da pagg. 40 e 41 di “Il comportamento vincente nella vita privata e professionale “, di Stefano di Benedetto, 2004, De Vecchi, Milano.

“In ambito lavorativo se si vuole ottenere un risultato, è necessario coinvolgere i collaboratori nel raggiungimento della meta, facendoli sentire importanti”. A parlare così è Fabrizio Giulimondi, in carica presso una segreteria politica al Ministero della Giustizia. Sono molto interessato a conoscere le sue opinioni, perché mi può aiutare a paragonare l’approccio di un manager pubblico con quello di uno che gestisce un’azienda privata. “ Tutti devono sentirsi tasselli di un puzzle. Tutti devono sapere, seppur con ruoli diversi, di essere attori, protagonisti di un progetto utile per lo Stato. Si può essere anche comparse, ma senza quella comparsa la riuscita del film sarà più difficile, più lenta la sua realizzazione e di minore qualità il prodotto finale. L’entusiasmo è contagioso e vi è entusiasmo solo se si crede nel progetto e negli obiettivi che ci si è posti. Se il capo crede nella proprie idee, probabilmente ci crederanno anche i suoi collaboratori e tutti coloro il cui apporto è direttamente o indirettamente necessario.”.

“Nella contrattazione collettiva”, conclude Giulimondi, “anche nella Pubblica Amministrazione è stato da un po’ introdotto una sorta di ‘premio di produzione’. Un aspetto opinabile, tuttavia, è che è stato dato a pioggia, snaturandone così il significato che gli è proprio di incentivo motivazionale. Per poter offrire uno stimolo alle risorse umane, soprattutto in ambito pubblico, è opportuno puntare in modo deciso sulla soddisfazione professionale di tutti coloro che partecipano alla realizzazione di un obiettivo. Molte volte, infatti, sentirsi parte integrante di una attività, può risultare molto più appagante rispetto alla assegnazione, nella busta paga, di una (scarsa) somma di denaro.”.

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